La moglie dell’ex presidente Chen si dichiara colpevole di riciclaggio di denaro
L’ex first lady Wu Shuchen ammette di avere ricevuto 2,2 milioni di dollari e di averli portati all’estero, ma all’insaputa del marito. Nega le accuse di corruzione. Esperti: ammettendo colpe minori si vuole evitare la condanna per Chen Shuibian e recuperare la simpatia pubblica.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) – Wu Shuchen, moglie dell’ex presidente di Taiwan Chen Shuibian, ha ammesso di avere riciclato 2,2 milioni di dollari e di avere falsificato documenti. Ma ella nega di essersi appropriata di denaro pubblico e di avere ricevuto bustarelle per facilitare progetti edili.

Wu è comparsa ieri avanti alla Corte Distrettuale di Taipei, per la prima volta dopo essere stata assente dal dicembre 2006 per motivi di salute. La donna, paralizzata dal 1985 per un incidente stradale, è arrivata in sedia a rotelle.

In un’udienza durata circa 2 ore e mezza, ha ammesso di avere aiutato un imprenditore a ottenere l’incarico per un progetto, ricevendo una commissione di 2,2 milioni di dollari, ma nella convinzione che il denaro fosse “un contributo politico”, e di avere poi portato il denaro all’estero tramite il fratello Wu Chingmao, all’insaputa del marito.

Dopo l’udienza, tramite la stampa si è scusata “per lo scompiglio causato a Taiwan e per avere coinvolto membri innocenti della famiglia”. L’ex presidente Chen è accusato di corruzione e appropriazione di fondi pubblici. In varie accuse sono coinvolti, oltre alla moglie, anche figli e i loro coniugi. Chen, detenuto da mesi, da 16 giorni ha proclamato lo sciopero della fame affermando che l’accusa e l’arresto hanno ragioni politiche. Essi sarebbero un piano del suo successore, l’attuale presidente Ma Yingjeou, per ingraziarsi la Cina, di cui l’ultranazionalista Chen è acceso oppositore.

Esperti ritengono che questa ammissione di Wu è finalizzata a stornare le più gravi accuse di corruzione verso il marito. Inoltre appare difficile per l’accusa provare l’effettiva provenienza di queste somme portate all’estero.