Punjab, cinque ahmadi arrestati per blasfemia. Per una presunzione di colpa
di Qaiser Felix
Lo denuncia Asma Jahangir, presidente della Commissione pakistana per i diritti umani, che invita il governo a “evitare abusi nell’applicazione della legge”. Gli ahmadi avrebbero imbrattato i muri dei bagni di una moschea. Secondo la Commissione, una organizzazione estremista e un parente di un politico della zona avrebbero esercitato pressioni per incriminare il gruppo.

Lahore (AsiaNews) – Cinque ahmadi del distretto di Layyah, nel Punjab, sono stati arrestati con l’accusa di blasfemia. A carico del gruppo non vi sarebbero prove o indizi, ma solo una “presunzione di colpevolezza”. A denunciarlo è Asma Jahangir, presidente della Commissione pakistana per i diritti umani (Hrcp) e relatrice per le Nazioni Unite sulla libertà religiosa, la quale esorta il governo a evitare abusi nell’applicazione della legge.

La settimana scorsa la Commissione per i diritti umani pakistana ha inviato un team di esperti nel Punjab per approfondire la questione: dopo una prima analisi dei fatti, si è scoperto che i cinque ahmadi sono stati accusati di blasfemia senza nemmeno una indagine preventiva dei fatti. Gli attivisti hanno auspicato una “indagine trasparente” per evitare che degli innocenti siano accusati ingiustamente e invoca protezione verso la locale comunità ahmadi. Secondo i musulmani integralisti, la setta ahmadi è eretica, in quanto si dichiara musulmana, ma non riconosce Maometto come ultimo profeta; per questo subisce persecuzioni anche in Bangladesh e Indonesia.

Un gruppo di studenti ahmadi aveva ricevuto l’autorizzazione a pregare in una moschea della zona. Al termine della funzione sono stati minacciati di non mettere più piede nel luogo sacro. Dieci giorni più tardi, essi sono stati accusati di aver imbrattato i muri della toilette con scritte ingiuriose. A sostenere le “accuse” verso gli ahmadi vi sarebbe il fatto che sono gli unici non-musulmani ad aver varcato la soglia della moschea e per questo “solo loro possono aver compiuto l’offesa”.

Diversa la versione della Hrcp, che punta il dito contro elementi appartenenti a una organizzazione estremista messa al bando e a un parente di un politico pakistano della zona. Essi avrebbero “esercitato pressioni” sulla polizia perché incriminasse gli ahmadi, basandosi solo sulla “presunzione di colpevolezza”.