Dhaka, si è conclusa la rivolta delle guardie di frontiera
Un portavoce governativo ha dichiarato che “la crisi è rientrata”. In mattinata i carri armati erano entrati a Dhaka e si è temuta una escalation delle violenze. Fonti di AsiaNews parlano di una situazione di “malcontento” fra i Bangladesh Rifle. Testimoni raccontano il conflitto a fuoco in un ospedale della capitale.

Dhaka (AsiaNews) – Si è conclusa la rivolta dei Bangladesh Rifle. I reparti delle guardie di frontiera che ieri erano insorti – innescando violenti scontri a fuoco con l’esercito a Dhaka –  si sono arresi, hanno deposto le armi e liberato gli ostaggi rinchiusi all’interno del quartier generale.

Questo pomeriggio un portavoce del governo ha dichiarato che “la crisi è rientrata”, ma solo poche ore prima la situazione di tensione sembrava sfociare in una vera guerra civile. I carri armati avevano fatto il loro ingresso nella capitale; il premier Sheikh Hasina aveva promesso di prendere qualsiasi decisione “necessaria per porre fine alle violenze”.

La rivolta delle guardie di frontiera, infuriate per il mancato accordo sugli stipendi, ha causato almeno 10 vittime, ma il numero di morti potrebbe superare i 50. Al momento no nsi sa se vi siano vittime fra gli ostaggi rinchiusi nel quartier generale dei Bangladesh Rifle, per oltre 24 ore nelle mani dei ribelli. Ieri sono stati rinvenuti due cadaveri nei pressi di un canale di scolo adiacente la zona.

Fonti di AsiaNews in Bangladesh confermano la “situazione di malcontento” tra le guardie di frontiera, che “spesso sono usate dall’esercito e dagli ufficiali come carne da macello: a loro vengono affidate azioni di guerriglia o interventi ad alto rischio. È un problema che si trascina da oltre 20 anni”. All’origine della rivolta vi sarebbe infatti la “mancata concessione di aumenti o benefit ai paramilitari. Le proposte avanzate in occasione della giornata di festa [celebrata martedì scorso, il giorno precedente l’inizio della rivolta] non sono state ritenute soddisfacenti”. I Bangladesh Rifle sono “più numerosi dell’esercito regolare”, ma sono dotati “solo di armi leggere come i fucili” e questo, secondo la fonte, ha impedito una “escalation ulteriore del conflitto. I militari hanno a disposizione risorse più consistenti, come i carri armati usati oggi”.

AsiaNews ha inoltre raccolto la testimonianza di una persona intrappolata al Bangladesh Medical College, uno dei luoghi interessati dal conflitto a fuoco fra esercito e paramilitari. “La battaglia – racconta – è arrivata fin dentro l’ospedale. Ho visto una persona cadere a terra colpita da un proiettile alla testa. Il piano terra era un vero e proprio campo di battaglia. Abbiamo cercato rifugio ai piani superiori, poi è intervenuta una pattuglia dell’esercito che ci ha bloccato al quarto e quinto piano, finché la situazione non si è calmata”. I testimoni raccontano di “strade deserte”, l’area che circonda il quartier generale delle guardie di frontiera “è isolata” e “rimane una sensazione diffusa di paura”.