Si prolunga per altri due mesi la detenzione di Chen Shuibian
La Corte ha respinto la domanda di liberazione e confermato il carcere, per timore di fuga e di inquinamento delle prove. Se condannato, rischia l’ergastolo. Il 17 marzo sarà processata sua moglie.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) – La Corte distrettuale di Taipei ha respinto ieri la domanda di scarcerazione dell’ex presidente Chen Shuibian e ha esteso di 2 mesi, fino al 26 maggio, la detenzione cautelare.

La Corte ha ritenuto elevato il pericolo di fuga di Chen, dato che rischia la condanna all’ergastolo se riconosciuto colpevole delle gravi accuse per corruzione e altro. Inoltre il provvedimento indica il timore che egli, se libero, possa “fare uso della sua influenza per ostacolare il processo”.

Ambienti vicini a Chen, detenuto dal 30 dicembre e che ha già fatto lo sciopero della fame per protesta, hanno riferito che non era ottimista circa questa decisione, anche se continua a contestare sia la carcerazione che lo stesso processo. L’ex presidente si dice vittima di una persecuzione politica, voluta dal suo successore Ma Yingjeou per compiacere la Cina, che lo detesta in quanto acceso indipendentista.

A gennaio Chen ha pubblicato il libro The Cross of Taiwan, nel quale ripete che contro di lui è in atto un processo politico. Ha anche rilasciato un’intervista a un quotidiano estero nella quale ha insistito che è perseguitato per i suoi contrasti con Pechino.

L’attuale governo di Taiwan ha criticato questi attacchi di Chen. Ma anche ambienti indipendenti qualificano queste proteste come un tentativo di ottenere la simpatia dell’opinione pubblica, molto critica per le gravi accuse che hanno colpito anche la moglie e altri prossimi congiunti e collaboratori di Chen.

Ieri la Corte ha anche deciso che il 17 marzo sarà tenuto il processo di sua moglie Wu Shuchen, pure accusata di corruzione, appropriazione di fondi statali e riciclaggio di denaro all’estero.