Sri Lanka, vescovi e fedeli in digiuno per la libertà religiosa nel Paese
di Melani Manel Perera
La Conferenza episcopale proclama per il 3 aprile prossimo una giornata di digiuno e preghiera contro la legge anti-conversione. I prelati invitano alla “riconciliazione” e chiedono di “risparmiare al Paese un altro conflitto fra religioni”. Le elemosine raccolte durante la giornata saranno devolute alle popolazioni del nord vittime della guerra.

Colombo (AsiaNews) – La Conferenza episcopale dello Sri Lanka (Cbcsl) proclama una giornata nazionale di digiuno, astinenza e preghiera per il 3 aprile prossimo. In concomitanza con il venerdì della settimana di passione, che anticipa la Pasqua, i vescovi intendono richiamare l’attenzione sulla possibile approvazione della legge anti-conversione, proposta dai monaci buddisti del Paese e in attesa di essere votata in parlamento.

I vescovi lanciano un appello a tutti i sacerdoti, ai religiosi e ai laici invitandoli a fare fronte comune in un momento difficile per la storia della nazione. I prelati invocano “un intervento divino” per riportare “l’armonia attraverso la riconciliazione” fra tutti i cittadini e risparmiare “all’amato Paese un altro conflitto fra fedeli di religioni diverse”, causato dalla eventuale approvazione “della legge anti-conversione”.

Per il 3 aprile la Conferenza episcopale invita tutte le parrocchie e le comunità locali, le scuole e gli istituti religiosi e non di ispirazione cristiana a osservare il digiuno e a pregare per la libertà religiosa nel Paese. I fondi ricavati da collette e beneficenze, sottolienano i vescovi, saranno utilizzati per assistere le popolazioni colpite dal conflitto fra esercito governativo e ribelli tamil nel nord dello Sri Lanka. “Ogni diocesi sarà responsabile della raccolta di una somma di denaro – uguale per tutte – da destinare ai vescovi delle zone in cui è in corso il conflitto” si legge in un comunicato della Cbcsl firmato dal presidente mons. Fernando Vianney e dal segretario generale Norbert M. Andradi.

Nel Paese, intanto, si moltiplicano le iniziative per illustrare i potenziali pericoli contenuti nella legge anti-conversione, prendendo in esame il contesto sociale e i risvolti legali che derivano dalla normativa. In una intervista al settimanale Sinhala Catholic Newspaper l’avvocato Nevil Aberathne ricorda che “non vi sono stati casi di conversioni forzate negli ultimi 25 anni”, sconfessando di fatto la necessità di una legge in tal senso. Egli avverte però che “il 50% del cammino è stato compiuto” e la legge, tuttora pendente, potrebbe in un futuro non lontano essere approvata.