Accuse di torture alla polizia religiosa dalla Società saudita per i diritti umani
In un rapporto per il massimo organo consultivo del regno, trovano conferma i casi di abuso di potere, maltrattamenti, vessazioni e, in qualche caso, di morte di persone arrestate. Al nuovo responsabile della muttawa si chiede di dare direttive precise ai membri della Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Torture, arresti arbitrari, violazioni di diritti, abusi: è ungo e dettagliato l’elenco delle accuse che la Società saudita per i diritti umani muove alla polizia religiosa nelle 100 pagine del suo rapporto, presentato allo Shoura Council, massimo organo consultivo del regno.
 
Alla Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, nome ufficiale di quella che è ordinariamente chiamata muttawa, nel rapporto viene imputato, di base, di “avere esercitato poteri che non sono nella sua giurisdizione”.
 
Il rapporto cade in un periodo nel quale la Commissione è stata al centro di critiche senza precedenti da parte dei media, mentre a febbraio re Abdullah ne ha sostituito il responsabile, Shaikh Ebrahim Al Gaith, con Shaikh Abdul Aziz Bin Humaid. Gli uomini della muttawa sono di fatto una forza di polizia incaricata di verificare il rispetto delle regole sulla divisione dei sessi, sull’abbigliamento, sul rispetto del dovere di pregare. Intervengono anche in aspetti come l’eliminazione dei “segni” della festa di San Valentino: in tale occasione ha ordinato a fioristi e negozi della capitale di rimuovere fiori e oggetti del colore dell’amore: rosso scarlatto.
 
Anche se nel documento della Società per i diritti umani si parla di comportamenti di “uomini” della muttawa che non hanno seguito le direttive avute, a impressionare è la conferma delle accuse che, negli ultimi anni, sono state lanciate contro la polizia religiosa.  “Ci sono state – vi si legge – numerose accuse di torture e anche di morti durante la detenzione rivolte contro membri della Commissione”. Spesso tali vicende sono finte sui giornali, ma “in questi casi, i funzionari della Commissione hanno risolto prendendosela con i media e tacciando i giornalisti di esagerazioni”. “E’ stato confermato che ci sono stati numerosi casi nei quali membri della Commissione hanno arrestato persone e le hanno sottoposte a diversi tipi di interrogatori e torture. In alcuni casi i telefoni cellulari dei detenuti sono stati presi dai membri della Commissione, che hanno negato il permesso di avvisare le famiglie”.
 
Al nuovo presidente della Commissione, infine, il rapporto chiede di emanare direttive precise e di riparare ai danni fatti. “Il presidente deve dare documenti di lavoro ai membri della Commissione, per specificare il loro ruolo e condurre periodici corsi di aggiornamento per incrementare la loro efficienza, oltre a prendere misure per riparare al danno provocato all’immagine della Commissione”.