Amnesty denuncia le violenze di esercito e Tigri tamil contro i civili
di Melani Manel Perera
I ribelli del Ltte tengono in ostaggio la popolazione e la usano come barriera contro l’avanzata delle forze di Colombo. Il governo aggrava le sofferenze dei profughi perché impedisce i soccorsi degli aiuti umanitari internazionali.
Colombo (AsiaNews) - Un’immediata tregua umanitaria per portare soccorso ai civili e permettere loro di abbandonare la zona di guerra. È l’appello che Amnesty International rivolge a governo e ribelli tamil confermando la grave situazione degli sfollati nel nord del Paese, denunciata da tempo sia dalle comunità cristiane dell’isola sia dalle organizzazioni della società civile dello Sri Lanka.
 
Sam Zarifi, direttore di Amnesty per la regione Asia-Pacifico, chiede a Onu e donatori internazionali di premere sulle parti in conflitto affinché permettano l’accesso nei campi profughi per evitare una “catastrofe umanitaria peggiore”. Il numero dei civili ancora intrappolati nella zona teatro del conflitto è stimato tra 150 mila e 200 mila persone. Zafiri afferma che sia l’esercito, sia i ribelli si macchiano di “crimini di guerra, aprendo deliberatamente il fuoco sui civili”.
 
Secondo il rappresentante di Amnesty i soldati del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) tengono in ostaggio i civili impedendo loro di abbandonare la regione del Vanni, dove si svolgono gli scontri, usandoli come barriera davanti all’avanzata dell’esercito di Colombo.
 
Il governo di Mahinda Rajapaska è accusato di aggravare le sofferenze dei profughi impedendo i soccorsi degli aiuti umanitari internazionali. Amnesty punta l’indice anche sul programma dei “welfare villages”, promosso dall’esecutivo di Colombo, in cui la popolazione sfollata del nord viene ospitata in vista della rappacificazione delle zone interessate dal conflitto. Attrezzati con strutture sanitarie, scuole, banche e uffici postali, i villaggi sono presentati dal governo come luoghi di permanenza temporanea per i rifugiati. Amnesty denuncia invece che si tratta di strutture pensate per “discriminare i gruppi di etnia tamil e segregare intere famiglie per un periodo di tempo indefinito”.