Comunisti a congresso: lotta alla corruzione senza democrazia

Pechino (AsiaNews) - Il Congresso del Comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc) si è aperto oggi a Pechino. L'incontro a porte chiuse raduna circa 300 membri (198 permanenti) e durerà fino al 19 settembre.

A tema vi è soprattutto la ricerca di vie per rafforzare e rendere efficiente il governo del Partito comunista sulla società cinese, forte di 1,3 miliardi di persone.

Dalla morte di Mao Zedong il Pcc è alla ricerca di una nuova legittimazione davanti al popolo. Dagli slanci rivoluzionari del Grande Timoniere si è passati alla modernizzazione sotto Deng, finchè – nel 2002 con Jiang Zemin – si è definito il partito il luogo delle avanguardie del progresso economico, inserendo nelle sue file perfino gli imprenditori.

Ma le riforme economiche e la ristrutturazione delle industrie statali – con conseguenti chiusure e licenziamenti – hanno portato ad una società fortemente polarizzata fra  gruppi estremamente ricchi e una massa di centinaia di milioni di contadini e operai poverissimi. La tensione sociale ha creato disillusione verso il governo e verso la leadership del partito, accusata di arricchirsi a spese della popolazione. Innumerevoli casi di corruzione da parte di segretari del partito ed autorità locali  fomentano manifestazioni, sit-in, gruppi di pressione e scontri con la polizia. Nelle ultime settimane decine di migliaia di persone che volevano giungere a Pechino per portare le loro lamentele sono stati fermati e picchiati dalla polizia.

Da quanto si sa, il Congresso affronterà il tema della corruzione aprendo il partito a una "democrazia centralizzata", con strumenti di verifica sull'operato dei  membri, elezioni interne per le cariche locali, promulgando nuove regole per occupare i posti di potere.

Nelle settimane scorse si sono diffuse voci su probabili dimissioni di Jiang Zemin da presidente della Commissione militare. Jiang, che ha già superato l'età della pensione (75 anni), dovrebbe ritirarsi da tutte le cariche politiche, lasciando spazio ai leader della "Quarta generazione", il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao. Ma in questi ultimi giorni molti messaggi dal mondo economico (legato a Jiang Zemin) e dall'interno del partito hanno criticato le politiche di Hu e Wen che rischiano di mettere in crisi "la leadership del partito" e gli interessi economici della cosiddetta "cricca di Shanghai", radunata attorno a Jiang Zemin.

Hu Jintao si è affrettato ieri, alla vigilia del plenum, ad assicurare che il Pcc rimarrà sempre saldo al potere. I ritocchi alle strutture del partito non tendono a creare una democrazia di tipo occidentale. "Non copieremo mai in modo cieco il modello di sistema politico da altre nazioni",  ha detto Hu. "La storia ci mostra che copiare in modo indiscriminato il sistema politico dell'occidente, per la Cina è un vicolo cieco".

Tutto questo è in risposta a sollecitazioni e consigli da parte di accademici e sociologi. Questi affermano da molto tempo che per combattere la corruzione non vi è altra via che quella di attuare un modello democratico, uno stile di governo che prevede la separazione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario insieme a un sistema multipartito.