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Il cardinale Zen ha lasciato la guida della diocesi di Hong Kong
Benedetto XVI ha accolto oggi le dimissioni presentate per raggiunti limiti di età. Nuovo vescovo è l’attuale coadiutore mons. John Tong Hon. Malgrado le “speranze” dell’Associazione patriottica ha già espresso “attesa” di piena libertà religiosa per i cattolici cinesi.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Benedetto XVI ha accettato oggi le dimissioni del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B, vescovo di Hong Kong, presentate in conformità al canone 401 § 1 del Codice di diritto canonico, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. John Tong Hon, già coadiutore della medesima diocesi.
Il card. Zen, 77 anni, sarebbe dovuto andare in pensione già due anni fa, ma solo lo scorso dicembre Benedetto XVI ha accolto le sue dimissioni. Il card. Zen ha affermato più volte che il Papa gli ha chiesto di continuare a interessarsi della situazione della Chiesa in Cina, per la quale il porporato ha spesso combattuto molte battaglie a difesa della libertà religiosa e contro l’ingerenza dello Stato nelle questioni ecclesiali e nelle nomine dei vescovi.
Nel suo ultimo intervento in ordine di tempo, egli aveva chiesto ai vescovi cinesi della Chiesa ufficiale di essere più coraggiosi e seguire di più le indicazioni del papa distaccandosi dall’influenza e dalla retorica dell’Associazione patriottica (Ap).
A marzo, in una breve intervista al South China Morning Post, il presidente dell’Ap, Antonio Liu Bainian, aveva dichiarato di sperare che il successore del card. Zen sia più malleabile e “più patriottico”, mettendo in contrasto l’opera del card. Zen con quella del suo predecessore, card. John Baptist Wu, e del successore, mons. Tong.
Mons. Tong è stato ordinato vescovo ausiliare di Hong Kong insieme all’attuale cardinale, nel 1996 ed ha sempre espresso sostegno al lavoro del card. Zen, definendolo “eccellente”. Nel suo messaggio alla diocesi, in occasione della sua nomina a coadiutore nel gennaio 2008, egli sottolineato la vocazione di Chiesa-ponte che Hong Kong ha verso la Cina popolare. “Attendo con tutto il cuore – diceva – che il governo cinese garantisca la piena libertà religiosa ai cattolici della madrepatria, così che essi possano dare un maggior contributo alla società, e la nostra patria possa progredire nella sua posizione internazionale”.