Wen Jiabao: la ripresa in Cina non è stabile
I segnali positivi registrati nel primo trimestre non sono segno che il Paese è “fuori dal tunnel”. La ripresa è dovuta soprattutto al pacchetto di stimolo e al volume enorme di prestiti bancari, che però produrranno nei prossimi mesi “prestiti cattivi” e inflazione, aprendo a una nuova caduta economica.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il premier Wen Jiabao ha detto oggi al suo governo che la ripresa in Cina non è ancora stabile. Pur apprezzando alcuni segnali positivi che si vedono qua e là, egli ha messo in guardia che “le basi per una ripresa economica del Paese non sono ancora abbastanza solide e che la situazione in patria e all’estero rimangono tristi”.

In un incontro con l’esecutivo, egli ha citato i “cambiamenti positivi” manifestatisi nel primo trimestre: aumento degli investimenti, del consumo, della produzione industriale, della liquidità nelle banche, ma a fronte vi è la diffusione delle cifre sulla crescita economica del primo trimestre 2009 giunta al 6,1 e pubblicata ieri dall’Ufficio nazionale di statistica. Solo un mese fa, all’Assemblea nazionale del popolo, lo stesso Wen aveva affermato che la Cina sarebbe cresciuta dell’8%. Il limite dell’8% è visto come una necessità fisiologica del Paese per garantire mercato e lavoro per tutti.

I dati pubblicati ieri sulla crescita cinese hanno ricevuto commenti entusiasti da molte agenzie, come Goldman Sachs e Moody, con dichiarazioni che celebrano “la ripresa”, o “la fine del tunnel”. Ma gli economisti sono divisi sulle possibilità reali che la Cina ha di raggiungere almeno l’8% di crescita, dopo decenni di crescita fra il 10 e il 14%.

Diversi esperti attribuiscono l’incremento prodottosi in Cina in questo primo trimestre solo al pacchetto di stimolo varato dal governo che ha liberato un’enorme massa di crediti bancari per almeno 5 mila miliardi di yuan (circa 559 miliardi di euro) negli ultimi 4 mesi. Il timore delle autorità cinesi è che questa ondata di crediti farà aumentare i “prestiti cattivi” e soprattutto l’inflazione. In questo modo la piccola ripresa che si vede oggi si trasformerà in una nuova caduta dell’economia.