Per la crisi globale il Kazakistan è costretto a tagliare il bilancio 2009
Le minori esportazioni e il crollo dei prezzi di petrolio e metalli, di cui il Paese è grande produttore, colpiscono le entrate pubbliche. Il governo assicura che non taglia salari e servizi sociali. Ma l’inflazione, prevista all’11%, mette la popolazione in progressiva difficoltà.

Astana (AsiaNews/Agenzie) – La Camera alta (Senato) kazaka ha approvato l’8 aprile forti tagli nel bilancio di previsione 2009, approvato appena lo scorso dicembre. Il governo dice che le nuove misure di austerità anti-crisi non prevedono tagli per i servizi essenziali, ma analisti osservano che l’elevata inflazione richiederebbe piuttosto un aumento della spesa per i servizi sociali.

Il nuovo bilancio considera una crescita 2009 di appena l’1%, dopo che a dicembre si era parlato di una crescita di almeno il 2,7%. La crisi è grave in un Paese che per anni ha visto il Prodotto interno lordo crescere dell’8-9% annuale.

La minor crescita è conseguenza del crollo delle esportazioni e dei minori prezzi mondiali per metalli e petrolio (sceso dai 150 dollari al barile di agosto ai circa 40 attuali), di cui il Paese è ricco. Inoltre è fermo il settore edile dopo il boom degli anni scorsi, inaridito dai minori finanziamenti bancari. La situazione è aggravata da una rapida inflazione, stimata intorno all’11%, soprattutto quale conseguenza della recente svalutazione della moneta locale (il tenge) che ha fatto impennare i prezzi delle molte merci importate.

Il nuovo bilancio statale prevede minori entrate pubbliche per circa il 20%, rispetto alle stime di dicembre. Il ministro per l’Economia e la pianificazione del bilancio Bahyt Sultanov dice che il nuovo bilancio aumenta le spese sociali, con la creazione di posti di lavoro e finanziamenti per studenti universitari, e che i tagli non toccano settori come salari, pensioni e benefici sociali. Ma i redditi da lavoro dipendente sono già bassi e la rapida inflazione li erode in modo grave. La pensione minima di 9.800 tenge (circa 65 dollari Usa), inoltre, è inferiore al salario minimo previsto per legge e del tutto insufficiente a vivere.

All’opposto, altri economisti ritengono che i tagli operati sono insufficienti e commentano che Astana sta impegnandosi a spendere denari che non ha, magari confidando in una prossima improbabile crescita del costo del petrolio e dei metalli che esporta. Di recente il governo ha indicato a ditte statali (come la holding pubblica Samruk-Kazyna) di ridurre i posti di lavoro e ha congelato i salari per l’intero 2009. Questi licenziamenti sono ancora più gravi, vista la crisi del lavoro privato.

Questa crisi mortifica anche le aspirazioni di Astana di porsi come Paese leader della regione. Tra le principali voci di spesa del bilancio 2009 c’è la creazione degli impianti e delle strutture per ospitare i Giochi Olimpici invernali dell’Asia nel 2011: potranno essere una fonte di lavoro e beneficeranno l’immagine del Paese, ma intanto richiedono un adeguato impegno economico.