Papa: “Importante” l’incontro Onu su Durban contro il razzismo
La Conferenza Onu è stata boicottata da Stati Uniti, Canada, Australia, Israele e criticata dal governo italiano. Benedetto XVI augura un lavoro comune e costruttivo per mettere fine ad ogni forma di razzismo con l’educazione. Gli auguri alle Chiese ortodosse che oggi celebrano la Pasqua. Il grazie per gli auguri ricevuti in occasione del suo compleanno (16 aprile) e per la sua elezione a pontefice (oggi, 19 aprile). La Divina misericordia è la fonte dell’unità nella Chiesa, “unica famiglia”, con “un cuore solo e un’anima sola”.

Castelgandolfo (AsiaNews) – La Santa Sede si smarca dalle critiche di alcuni Paesi occidentali e dà il suo appoggio alla Conferenza Onu che inizia domani a Ginevra, prendendo in esame la “Dichiarazione di Durban (2001) “contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e la relativa intolleranza”. Subito dopo il Regina Caeli recitato con i pellegrini a Castelgandolfo, Benedetto XVI ha definito “importante” l’iniziativa perché “ancora oggi, nonostante gli insegnamenti della storia, si registrano tali deplorevoli fenomeni”.

Nelle settimane precedenti Stati Uniti, Canada, Italia e Israele avevano criticato la dichiarazione perché presentava pesanti critiche contro lo Stato d’Israele, accusato di razzismo verso i palestinesi e perché definiva il sionismo una ideologia razzista.

La commissione Onu ha in seguito ripulito il testo finale in discussione, omettendo riferimenti a Israele, al sionismo, al conflitto mediorientale e altri temi che dividono, ma gli Stati Uniti hanno deciso “con rammarico” di boicottare la Conferenza, insieme a Israele e al Canada. L’Unione europea (Ue) vorrebbe trovare una posizione unanime. L’Italia vorrebbe il boicottaggio, ma la Gran Bretagna ha già annunciato che invierà a Ginevra dei rappresentanti.

Un appello all’Ue a non boicottare l’incontro, ma ad avere un atteggiamento “costruttivo” in nome della lotta al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza era venuto giorni fa dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg.

La posizione del papa, espressa oggi, sembra andare nella stessa direzione di partecipazione e critica costruttiva. Parlando ai pellegrini, Benedetto XVI ha detto: “La Dichiarazione di Durban riconosce che ‘tutti i popoli e le persone formano una famiglia umana, ricca in diversità. Essi hanno contribuito al progresso della civiltà e delle culture che costituiscono il patrimonio comune dell’umanità… la promozione della tolleranza, del pluralismo e del rispetto può condurre ad una società più inclusiva’. A partire da queste affermazioni si richiede un’azione ferma e concreta, a livello nazionale e internazionale, per prevenire ed eliminare ogni forma di discriminazione e di intolleranza. Occorre, soprattutto, una vasta opera di educazione, che esalti la dignità della persona e ne tuteli i diritti fondamentali. La Chiesa, da parte sua, ribadisce che solo il riconoscimento della dignità dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, può costituire un sicuro riferimento per tale impegno. Da questa origine comune, infatti, scaturisce un comune destino dell’umanità, che dovrebbe suscitare in ognuno e in tutti un forte senso di solidarietà e di responsabilità. Formulo i miei sinceri voti affinché i Delegati presenti alla Conferenza di Ginevra lavorino insieme, con spirito di dialogo e di accoglienza reciproca, per mettere fine ad ogni forma di razzismo, discriminazione e intolleranza, segnando così un passo fondamentale verso l’affermazione del valore universale della dignità dell’uomo e dei suoi diritti, in un orizzonte di rispetto e di giustizia per ogni persona e popolo”.

La riflessione prima del Regina Caeli è stata focalizzata dal tema della Divina misericordia. Benedeto XVI ha ricordato che è stato Giovanni Paolo II a definire la II Domenica di Pasqua, la domenica della “Divina misericordia”, additando “a tutti Cristo risorto quale sorgente di fiducia e di speranza, accogliendo il messaggio spirituale trasmesso dal Signore a santa Faustina Kowalska, sintetizzato nell’invocazione: ‘Gesù, confido in Te!’”.

“La comunione dei primi cristiani – ha spiegato il papa - aveva come vero centro e fondamento il Cristo risorto. Narra infatti il Vangelo che, nel momento della passione, quando il divino Maestro venne arrestato e condannato a morte, i discepoli si dispersero. Solo Maria e le donne, con l’apostolo Giovanni, rimasero insieme e lo seguirono fino al calvario. Risuscitato, Gesù donò ai suoi una nuova unità, più forte di prima, invincibile, perché fondata non sulle risorse umane, ma sulla divina misericordia, che li fece sentire tutti amati e perdonati da Lui. E’ dunque l’amore misericordioso di Dio ad unire saldamente, oggi come ieri, la Chiesa e a fare dell’umanità una sola famiglia; l’amore divino, che mediante Gesù crocifisso e risorto ci perdona i peccati e ci rinnova interiormente”.

Fra i saluti più importanti, Benedetto XVI ha voluto inserire quelli alle comunità ortodosse, che oggi celebrano la Pasqua secondo il calendario giuliano. “Rivolgo – ha detto il papa - un cordiale saluto e fervidi auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che, seguendo il Calendario Giuliano, celebrano oggi la santa Pasqua. Il Signore risorto rinnovi in tutti la luce della fede e doni abbondanza di gioia e di pace”.

Il pontefice ha anche ringraziato per gli auguri ricevuti a Pasqua, per il suo compleanno (16 aprile) e per l’anniversario dell’elezione a papa (il 19 aprile). “Nel clima di gioia, che proviene dalla fede in Cristo risorto – ha detto - desidero esprimere un ‘grazie’ cordialissimo a tutti coloro – e sono veramente tanti – che hanno voluto farmi pervenire un segno di affetto e di vicinanza spirituale in questi giorni, sia per le festività pasquali, sia per il mio genetliaco – il 16 aprile –, come pure per il quarto anniversario della mia elezione alla Cattedra di Pietro, che ricorre proprio oggi. Ringrazio il Signore per la coralità di tanto affetto. Come ho avuto modo di affermare di recente, non mi sento mai solo. Ancor più in questa singolare settimana, che per la liturgia costituisce un solo giorno, ho sperimentato la comunione che mi circonda e mi sostiene: una solidarietà spirituale, nutrita essenzialmente di preghiera, che si manifesta in mille modi. A partire dai miei collaboratori della Curia Romana, fino alle parrocchie geograficamente più lontane, noi cattolici formiamo e dobbiamo sentirci una sola famiglia, animata dagli stessi sentimenti della prima comunità cristiana, di cui il testo degli Atti degli Apostoli che si legge in questa domenica afferma: ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’ (At 4,32)”.