Bene il salone dell’auto a Shanghai; male la Fiera di Canton
Il mercato cinese dell’auto è uno dei pochi in crescita. Alla Fiera di Canton, un tempo la piazza più importante per l’import-export, ci sono meno espositori e meno acquirenti.

Shanghai (AsiaNews/Agenzie) – Segnali contrastanti nell’economia cinese: da una parte cresce sempre più l’importanza internazionale del Salone dell’auto a Shanghai, dove molte industrie automobilistiche presentano da oggi 13 nuovi modelli; dall’altra, la Fiera di Canton registra una diminuzione di venditori e ancora più di compratori.

A Shanghai, la forte presenza di nuovi modelli è dovuta all’intenzione delle ditte di auto di sfruttare il più possibile il mercato cinese, secondo al mondo, che quest’anno, per il terzo mese consecutivo, ha superato gli Stati Uniti come numero di vendite. La vendita di auto a produzione locale nel marzo scorso è stata di 1, 11 milioni, in parte sostenuta da una politica di facilitazioni fiscali lanciata da Pechino alla fine del 2008. Rispetto a un anno fa, le vendite sono aumentate del 5%. In tal modo la Cina è uno dei pochi Paesi al mondo dove il mercato dell’auto è in crescita, anche con la recessione, che ha invece colpito in modo pesante le vendite negli Usa e in Europa.

Le ditte cinesi offrono auto semplici, essenziali, ma con prezzi imbattibili; le compagnie straniere mirano invece al settore medio e alto con modelli di lusso. I tre quarti delle vendite avvengono verso persone che comprano l’auto per la prima volta, e per necessità. Ma anche alcune ditte europee (soprattutto le tedesche), con auto di lusso, hanno fatto ottime vendite l’anno scorso in Cina, fino a triplicare i loro risultati rispetto a un anno prima.

Nonostante ciò, rimangono segnali di crisi. La Fiera di Canton, aperta in questi giorni, mostra gli acciacchi dovuti alla crisi economica globale. Alla sua 105ma edizione, vi sono meno compratori e meno venditori da tutto il mondo. La Fiera, sostenuta con decisione dal Ministero cinese del commercio, si tiene due volte all’anno ed è considerata una specie di barometro per l’export cinese. Quest’anno, su 800 mila inviti a compagnie internazionali, vi sono stati finora poco più di 31 mila acquirenti (un meno 6,4% rispetto all’edizione dell’ottobre scorso, già penalizzata dalla crisi economica). Le assenze maggiori sono da Europa (meno 40,67%) e dal Nord America (meno 22,75%). Vi è stata anche una diminuzione degli espositori, circa 21 mila, sebbene gli organizzatori abbiano favorito la partecipazione con biglietti aerei gratis, sconti sugli hotel, pasti gratis e – per la prima volta - sconti perfino sull’affitto degli stand.

Già nell’ottobre scorso, la Fiera ha subito una riduzione delle vendite. Su quasi 175 mila compratori da 202 Paesi, il volume delle vendite è stato di 31,5 miliardi di dollari, il 17,5% in meno rispetto a un anno prima.

L’economia cinese, che è basata per il 60% sull’esportazione, è colpita in profondità dalla crisi globale, che ha fatto diminuire la domanda. Decine di migliaia di fabbriche nel Guangdong sono chiuse, lasciando almeno 20 milioni di disoccupati, secondo le cifre ufficiali.

Esperti di Pechino affermano che è probabile che l’economia riprenda alla fine di questo anno, ma la crescita è destinata ad essere bassa per i prossimi tre anni. Nei giorni scorsi l’Ufficio nazionale di statistiche ha pubblicato i dati della crescita del Prodotto interno lordo nel primo trimestre del 2009: il 6,1%, il più basso dal 1992.