Karachi, è morto il bambino cristiano ferito nell’assalto dei talebani
di Qaiser Felix
Irfan Masih, 11 anni, è deceduto in seguito a un colpo di arma da fuoco alla testa. Nell’attacco erano rimaste ferite altri cinque persone. I fondamentalisti hanno bruciato le case dei cristiani e diverse copie della Bibbia. Attivisti denunciano il mancato intervento della polizia.
Karachi (AsiaNews) – È morto Irfan Masih, il bambino di 11 anni ferito lo scorso 22 aprile durante un assalto dei talebani a un gruppo di cristiani di Tiasar Town, vicino a Karachi. Le condizioni del minore sono apparse fin dall’inizio critiche; egli è deceduto ieri all’ospedale Abbasi Shahid, dopo cinque giorni di lenta agonia.
 
P. Emmanuel Yousaf Mani, direttore della Commissione nazionale di giustizia e pace (Ncjp), ha guidato una delegazione formata da religiosi e laici sui luoghi dell’attacco. Essi hanno visitato i feriti in ospedale, poi hanno incontrato i vertici locali del Muttahida Quami Movement (Mqm), il solo partito pakistano che si è opposto all’introduzione della Sharia nella Swat Valley.
 
Il 22 aprile scorso una folla di estremisti armati ha assaltato un gruppo di cristiani in un sobborgo di Karachi, bruciando sei abitazioni e ferendo in modo grave tre fedeli; fra loro vi era anche Irfan Masih, le cui condizioni sono apparse gravi fin dall’inizio. P. Mani invita la comunità cristiana di Tiasar Town a “rimanere unita” e garantisce il “sostegno legale gratuito della Commissione” in sede processuale.
 
Secondo gli attivisti del Ncjp, i talebani hanno attaccato i cristiani perché “colpevoli” di cancellare scritte ingiuriose e slogan estremisti dalle pareti delle case e di una chiesa locale. I fondamentalisti avevano imbrattato le pareti con frasi che incitavano all’odio e alla violenza, come “I talebani stanno arrivando”, “Lunga vita ai talebani” e “Preparatevi a pagare la jizya”, la tassa che i non-musulmani devono versare alla comunità islamica. I responsabili dell’attacco sarebbero i musulmani di etnia Pathans, che vivono di fronte all’insediamento cristiano.
 
Due le fasi in cui si è consumato il raid: nel secondo attacco, portato alle 3.30 del pomeriggio, un colpo di proiettile ha colpito alla testa il giovane Irfan Masih. Al contempo i musulmani hanno appiccato il fuoco a numerose abitazioni cristiane e bruciato diverse copie della Bibbia. La situazione è tornata alla normalità alcune ore più tardi, grazie all’arrivo delle forze paramilitari pakistane.
 
Attivisti cristiani denunciano il mancato intervento dei poliziotti della caserma di Surjani, i quali hanno assistito inerti alle violenze scatenate dagli estremisti. Le guardie si giustificano affermando che ad aprire il fuoco sono stati sia i cristiani che i musulmani. Morti e feriti si sono registrati solo all’interno della comunità cristiana; cinque gli arresti fra i musulmani, sorpresi mentre brandivano le armi con le quali hanno sferrato l’assalto.   
 
Taiser Town ospita circa 700 famiglie cristiane, di cui 300 cattoliche, che appartengono alla parrocchia di S. Giuda, nell’arcidiocesi di Karachi il cui parroco è p. Richard D’Souza. Le famiglie abitavano nelle zone centrali della città, ma un provvedimento di espulsione forzata delle loro abitazioni li ha costretti in periferia.