Premier maoista licenzia il generale. Il presidente lo difende
di Kalpit Parajuli
Si spacca la coalizione di governo. Manifestazioni a Kathmandu. La vicenda è legata all’integrazione dei ribelli maoisti tra le fila dell’esercito regolare. Il generale a capo del Nepal Army è contrario.
Kathmandu (AsiaNews) - È scontro aperto tra il presidente del Nepal, Ram Baran Yadav,ed il primo ministro Pushpa Kamal Dahal. Il capo dello stato ha annullato la decisione del premier Prachanda che ha imposto le dimissioni del generale Rukmangat Katwal, capo dell’esercito nepalese (nella foto).
 
Il primo ministro ha dato il ben servito al generale poiché questi si oppone all’integrazione dei ribelli maoisti tra le file dell’esercito regolare. In risposta alla decisione unilaterale di Prachanda il presidente Yadav ha ordinato al generale Katwal di restare al tuo posto: “Essendo il capo dello Stato ed il comandante supremo del Nepal Army, ti ordino di continuare il tuo dovere” ha detto il capo dello Stato.
 
Gruppi di sostenitori del partito maoista al governo sono scesi a manifestare per le strade della capitale, difendendo la scelta di licenziare il generale. Dura la reazione delle diverse formazioni politiche del Paese:  anche il Nepal Communist Party - United Marxist and Leninist (Cpn-Uml) ed il Madhesi Rights Forum (Mrf), principali partiti della coalizioni di governo, si oppongono alla decisione del premier Prachanda. Il segretario del Cpn-Uml ha annunciato che il suo partito “ha deciso di abbandonare la coalizione e togliere il suo sostegno ai maoisti”.
 
La crisi istituzionale in corso si inserisce nella polemica tra gli ex-guerriglieri maoisti ed il resto del Paese. Il People’s Liberation Army (Pla) ha combattuto per dieci anni (dal 1996 al 2006) contro l’esercito regolare: la guerra civile si è conclusa con la caduta della monarchia e le prime elezioni democratiche del Nepal. Oggi però i ribelli sono una presenza ingombrante per la società, ed il governo, anch’esso maoista, sembra incapace di trovare una soluzione.
 
Secondo le stime Onu sono 19mila gli ex guerriglieri ancora impegnati con il Pla. Il loro reinserimento nella società prosegue a rilento, il progetto di integrazione nell’esercito regolare è osteggiato dall’opposizione e dai partiti della colazione governo. A rendere ancora più rovente il clima, all’inizio di marzo il Pla ha iniziato una nuova campagna di reclutamento per portare a 25mila il numero dei suoi effettivi. I ribelli hanno difeso la loro decisione affermando che si tratta di una risposta al reclutamento annunciato (e poi ritirato) dall’esercito di Kathmandu, che voleva assumere 2800 nuove reclute.