Il premier Prachanda si dimette
di Kalpit Parajuli
Grave scontro istituzionale che vede contrapposti il presidente del consiglio e il capo dello Stato. Il premier ha silurato il capo dell’esercito, il presidente lo ha reinsediato. L’Onu chiede una soluzione consensuale della crisi.
Kathmandu (AsiaNews) - Il premier Prachanda (nella foto) ha annunciato le dimissioni. È questa la risposta alla decisione del presidente Ram Baran Yadav che ha revocato il siluramento del generale Rookmangud Katawal, capo del Nepal Army, decisa unilateralmente dal primo ministro maoista.
 
Nell’arco di due giorni il Paese si ritrova a fare i conti con una grave crisi istituzionale che vede contrapposte le due maggior cariche del Paese. Prachanda ha affermato che la decisione del presidente è “incostituzionale” e spiegato di aver scelto le dimissioni per salvaguardare “la giovane democrazia del Paese ed il processo di pace”. Il premier si è inoltre rivolto “al popolo, alla società civile e ai poteri politici” invitando tutti “a dimostrare responsabilità nell’impegno per costruire una democrazia stabile in Nepal”.
 
Il casus belli che ha portato alle dimissioni del premier è legato alla posizione del generale Katawal che si oppone al progetto di inserimento degli ex-ribelli maoisti tra le file dell’esercito regolare. Per dieci anni i guerriglieri hanno combattuto contro il Nepal Army. La guerra civile, che ha martoriato il Paese dal 1996 al 2006, ha portato alla caduta della monarchia e alle prime elezioni democratiche nell’aprile 2008. Da allora la sorte dei quasi 20mila guerriglieri grava come una incognita sul futuro del Paese che sta cercando anche di darsi una nuova costituzione. Il rischio è che la fine del governo guidato dal maoista Prachanda possa portare di nuovo i ribelli sul piede di guerra.
 
Nelle ore in cui il premier presentava le dimissioni il segretario generale della Onu, Ban Ki-moon, ha espresso “seria preoccupazione per la crisi politica in corso nel Nepal” e invitato “tutte le parti coinvolte a risolverla attraverso il dialogo ed il consenso, nel pieno rispetto di quanto previsto dalla costituzione”.