Rifugiato tamil: la guerra in Sri Lanka ha ragioni etniche e religiose
di Nirmala Carvalho
Scappato dall’isola negli anni’90, racconta le paure dei suoi compatrioti che vivono nei campi profughi dell’India.” “Quasi il 90% di loro spera ancora di tornare nello Sri Lanka, ma Colombo non ha fatto niente per i tamil”. Il governo vuole “creare una nazione singalese e buddista”.
Chennai (AsiaNews) - “Nello Sri Lanka è in atto un genocidio che ha motivi religiosi e razziali: vogliono creare una nazione singalese e buddista”. L’accusa è di un rifugiato tamil che ora vive a Madurai, nello Stato indiano del Tamil Nadu.
 
Originario del distretto di Mannar, 49 anni, racconta ad AsiaNews di essere stato arrestato due volte dall’esercito di Colombo, nel 1983 e nel 1984, senza motivo. “Hanno torturato davanti ai miei occhi un mio amico, hanno ucciso un vicino di casa che era innocente”, afferma chiedendo di restare anonimo. “Abbiamo sofferto gravi violenze e alla fine, nel 1990, con i miei tre figli piccoli siamo stati sfollati”.
 
In India ora lavora con i profughi tamil in un centro di accoglienza a Madurai. Afferma che dalla madrepatria arrivano notizie “di continui bombardamenti aerei. Ci dicono che l’area del distretto di Mulivaikkal è ormai circondata dall’esercito, i civili stanno morendo, soffrono la fame. Alcuni dei miei parenti sono stati feriti o uccisi”.
 
Nei campi profughi dell’India “i tamil stanno rivivendo il loro terrore” e “sono traumatizzati”. “Quasi il 90% di loro - spiega l'interlocutore - spera ancora di tornare nello Sri Lanka, ma il governo di Colombo non ha fatto niente per i tamil: solo discriminazione ed emarginazione a causa delle differenze religiose ed etniche”.
 
Dall’isola intanto giungono notizie Onu sull’aggravarsi della crisi umanitaria. L’ondata di profughi che dal 20 aprile è fuggita dalla zona di guerra ha fatto salire il numero dei rifugiati da 65mila a 190mila, tutti raccolti nei centri governativi . Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) afferma che tra questi ci sono almeno 3mila donne incinte, di cui circa 350 in procinto di partorire.
 
(ha collaborato Melani Manel Perera)