Pechino (AsiaNews/Agenzie) – In vista dell’anniversario del disastroso terremoto del Sichuan del 12 maggio 2008 (oltre 88mila morti, quasi 5 milioni di senza tetto), il governo autocelebra il proprio successo per la rapida ricostruzione. Ma le tendopoli sono ancora affollate e da lì la situazione appare diversa.
Mu Hong, vicepresidente della Commissione per la riforma e lo sviluppo nazionale, ha detto oggi che nella ricostruzione sono già stati investiti 50 miliardi di dollari e che entro il settembre 2010 tutte le opere saranno ultimate. Egli ha pure affermato che sono state completate un milione di case nelle zone rurali, su 1,25 milioni previste, e che sono iniziati i lavori su 2.448 scuole (il 73,3% del previsto) seppure ne sono state completate solo 286. Su 1,52 milioni di persone rimaste senza lavoro, 1,3 milioni ne hanno trovato uno nuovo.
Ma esperti notano che non sono forniti dati più significativi, quali il numero delle persone che già hanno un nuovo tetto. Oltre alle case, occorre ricostruire le infrastrutture, quali strade e ponti. La situazione è meno facile nelle città, dove è stata iniziata la costruzione di 138mila case, il 43,3% del totale, e ne sono pronte 33mila.
Non mancano le proteste per la insufficienza degli aiuti, o per le imposizioni del governo. In molte zone il governo offre sussidi tra i 16mila e i 26mila yuan (secondo le dimensioni della famiglia) a chi vuole costruirsi una casa e un prestito di 50mila yuan a basso tasso di interesse. Ma costruire una casa costa tra 70 e 100mila yuan e molte famiglie guadagnano appena quanto basta per vivere.