La festa buddista di Vesak in Sri Lanka, mentre continua la guerra
di Melani Manel Perera
Due giorni di festa nazionale sotto l’alto patrocinio della Stato. Per il presidente Rajapaksa il buddismo “prepara la strada per il nuovo Sri Lanka”. Critiche alle celebrazioni da leader cristiani e fedeli buddisti: “Dimenticano i rifugiati e le vittime della guerra”. L’Onu afferma che, nel fine settimana, 100 bambini sono rimasti uccisi nella no fire zone.
Colombo (AsiaNews) - Lo Sri Lanka si ferma per celebrare Vesak, la principale festa del buddismo, ma la guerra prosegue ed il numero delle vittime aumenta. L’8 e il 9 maggio sono rimasti chiusi i negozi di liquori, le sale da gioco, i mattatoi e le rivendite di carne per osservare il precetto del digiuno ed onorare così il giorno in cui viene celebrata la nascita, il risveglio e il trapasso del Buddha Gôtama.
 
Per volere del presidente Mahinda Rajapaksa, Vesak si svolge sotto l’altro patrocinio dello Stato ed è festa nazionale. Nell’aprire i due giorni di celebrazioni il capo del governo di Colombo ha affermato che “la dottrina di Buddha indica il giusto cammino della vita” e “prepara la strada per il nuovo Sri Lanka”.
 
Tutte le principali città del sud dell’isola hanno celebrato i due giorni di festa e, per la prima volta dopo 30 anni, ci sono stati festeggiamenti anche nella penisola di Jaffna e a Kilinochchi (nella foto), nell’estremo settentrione dello Sri Lanka, sino a pochi mesi fa sotto il controllo delle Tigri tamil.
 
Anglicani, cattolici, ma anche buddisti criticano l’enfasi data al governo alle celebrazioni. Fonti di AsiaNews, che preferiscono mantenere l’anonimato, affermano che “la situazione del nord del Paese e dei civili innocenti in quella regione rendono impossibile celebrare la sacra festa del Vesak secondo il suo vero significato”. Per essi il messaggio di pace universale del buddismo non può essere celebrato “dimenticando i rifugiati e le vittime della guerra”.
 
Non mancano critiche anche ai monaci buddisti, accusati di “tradire i veri insegnamenti della religione” e di “contribuire, insieme ai politici, alla scomparsa degli insegnamenti di Buddha dalla società”.
 
Anche l’8 e il 9 maggio sono arrivate dalla no fire zone notizie di nuovi morti e violenze. Gordon Weiss, portavoce dell’Onu a Colombo, ha affermato che nel solo fine settimana oltre 100 bambini sono rimaste vittime degli scontri tra l’esercito e i ribelli del Ltte. “L’uccisione su larga scala di civili - ha detto Weiss - dimostra che lo scenario da bagno di sangue è divenuto una realtà”.