Suore del sud in soccorso ai profughi tamil
di Melani Manel Perera
Le religiose si aggiungono ai sacerdoti che già operano nel Vanni e nel nord del Paese. Il presidente Rajapaksa ringrazia la Chiesa per il suo impegno. La guerra prosegue e aumenta il numero delle vittime. Ucciso un operatore locale della Croce Rossa. Per l’Onu ci sono ancora 50mila civili intrappolati nella zona di guerra.
Colombo (AsiaNews) - Trenta suore cattoliche della capitola Colombo sono partite per Vavuniya accompagnate da p. Damian Fernando, direttore nazionale della Caritas-Sedec, e da p. George Sigamony, direttore del Social and Economic Training Institute di Kandy (Setik).
 
Le religiose, in accordo con il governo, lavoreranno per i prossimi tre mesi nella regione del Vanni svolgendo assistenza e cura per i bambini vittime del conflitto e rimanendo a disposizione del ministero della salute per le necessità degli ospedali. Nella zona di Vavuniya, sul confine sud del Vanni, ci sono 4 campi profughi che raccolgono 196mila rifugiati.
 
La partenze delle 30 suore è la risposta della Chiesa cattolica dello Sri Lanka all’appello del governo di Colombo per aiutare le vittime della guerra che imperversa nel nord del Paese. Il gruppo delle religiose si aggiunge ai sacerdoti che da anni aiutano la popolazione nelle regioni del conflitto.
L’11 maggio, il presidente Mahinda Rajapaksa ha ricevuto al  Temple Trees una delegazione dei vescovi cattolici guidata da mons. Oswald Gomis, arcivescovo della capitale, e composta da mons. Harold Anthony Perera, vescovo di Galle, mons. Cletus Perera, vescovo di Ratnapura, mons. Kingsly Swamipillai, vescovo di  Trincomalee-Batticaloa, e dal direttore nazionale della Caritas-Sedec.
 
Il presidente ha ringraziato la Chiesa per il suo lavoro a favore della popolazione delle aree colpite dalla guerra; la delegazione “ha assicurato al governo l’assistenza ed il sostegno della Chiesa cattolica nell’aiuto e nel lavoro di riabilitazione nel Vanni e nel nord”.
 
Proseguono intanto gli scontri tra esercito e Tigri tamil. Le forze di Colombo affermano di aver ormai sfondato le barriere di difesa erette dai ribelli del Ltte che ora controllano un’area di circa 5 kmq quadrati sulla costa della laguna di Nanthi Kdala.
 
Le Nazioni Unite stimano che nella no fire zone, ridotta ora a circa 2,5 kmq, siano ancora intrappolati almeno 50mila civili. Negli scontri degli ultimi giorni sono morte altre persone inermi. Oggi è rimasto ucciso anche un operatore locale della Croce rossa, l’unica organizzazione umanitaria a cui è concesso di restare nella zona di guerra.