La giunta militare arresta Aung San Suu Kyi. Rischia 5 anni di prigione
Il provvedimento disposto dai militari in relazione all’intrusione di un cittadino americano nella sua abitazione. L’avvocato della leader dell’opposizione respinge le accuse e promette battaglia in tribunale. Nei giorni scorsi fonti di AsiaNews avevano parlato di “accuse montate ad arte” per imprigionarla.
Yangon (AsiaNews) – Aung San Suu Kyi è rinchiusa nella prigione di Insein, carcere a nord di Yangon. La dittatura militare ha disposto il provvedimento di fermo in relazione all’intrusione, la scorsa settimana, di un cittadino americano nella sua abitazione. Una vicenda per molti versi ancora oscura, ma che è servita come “pretesto” per arrestare la leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld).
 
Questa mattina alle 7 ora locale un convoglio della polizia ha prelevato Aung San Suu Kyi e due donne di servizio dalla sua abitazione in University Road, a Yangon, sulle acque del lago Inya. Un quarto d’ora più tardi i mezzi della polizia hanno fatto il loro ingresso nel carcere di Insein; la data del processo a carico della “cara Signora”, Nobel per la pace nel 1991, è stato fissato per il 18 maggio prossimo.
 
Nyan Win, portavoce della Nld, conferma che Aung San Suu Kyi è “rinchiusa in prigione” e le autorità “hanno preparato un dossier” a suo carico; la leader dell’opposizione “potrà tornare alla sua abitazione”, dove ha trascorso agli arresto domiciliari 13 degli ultimi 19 anni. “Sarà accusata in base all’articolo 22 – continua il portavoce – della legge sulla sicurezza dello Stato. È probabile che l’accusa sia quella di aver violato il provvedimento di isolamento ai domiciliari. Noi risponderemo che lei non ha commesso alcun reato”.
 
L’arresto di oggi è legato alla vicenda, per molti versi oscura, del 53enne americano John Willian Yeatta, per due giorni nascosto nella villa di Aung San Suu Kyi. Un episodio dai risvolti poco chiari, ma che è servita come “pretesto” per arrestare la leader dell’opposizione. Nei giorni scorsi, infatti, fonti di AsiaNews in Myanmar avevano spiegato che “l’arresto del medico personale di Aung San Suu Kyi e il fermo del cittadino americano che l’ha visitata” sono legati alla “imminente scadenza dei termini di custodia a carico della leader dell’opposizione birmana”. I termini dei domiciliarli scadono il 27 maggio e la “Signora” avrebbe dovuto tornare il libertà. Le fonte proseguiva dicendo che “sono state montate ad arte delle accuse” da parte della dittatura militare per “mantenerla agli arresti domiciliari”, nonostante le condizioni di salute che continuano a essere “non buone”.
 
Kyi Win, avvocato della leader dell’opposizione, promette battaglia in tribunale e farà “tutto il possibile per ottenere il rilascio”. Egli giudica un “avventuriero” il cittadino americano che si è introdotto nell’abitazione della donna, il quale avrebbe agito “di sua iniziativa”. Se riconosciuta colpevole, Aung San Suu Kyi rischia fino a cinque anni di carcere.
 
Il Myanmar è retto da una dittatura militare al potere dal 1962. Nel 1990 si sono svolte libere elezioni vinte a larga maggioranza – più del 75% dei consensi – dal partito di opposizione e mai riconosciute dalla giunta. Ad oggi vi sono più di 2100 prigionieri politici rinchiusi nelle carceri della ex-Birmania, fra i quali Aung San Suu Kyi, figlia di Aung San, l’eroe nazionale che ha guidato all’indipendenza il Paese.