L’esercito annuncia la disfatta delle Tigri e la morte del capo ribelle Prabhakaran
di Melani Manel Perera
Cortei e fuochi d’artificio per le strade delle principali città. Il governo invita la popolazione ad esporre la bandiera dello Sri Lanka per festeggiare la fine di 26 anni di conflitto. Il presidente Rajapaksa annuncia per domani un discorso alla nazione.
Colombo (AsiaNews) -  Jeyawewa: vittoria. È il grido che riecheggia nella capitale e in molte città del sud dello Sri Lanka. Fuochi d’artificio e cortei per le strade, invase dalla popolazione festante per la notizia della disfatta definitiva del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) e l’uccisione del leader supremo delle Tigri tamil. La notizia della morte di Vellupillai Prabhakaran è arrivata nella mattinata di oggi, dopo ore di incertezza. L’annuncio dato dalla televisione nazionale ha già ricevuto la conferma del governo.
 
Le autorità di Colombo hanno invitato tutta la popolazione dell’isola ad esporre la bandiera dello Sri Lanka su case, uffici ed edifici pubblici per celebrare la fine della guerra, durata 26 anni, e “gli eroici soldati che hanno sacrificato la loro vita”.
 
I festeggiamenti avevano preso il via già ieri, al ritorno in patria del presidente Mahinda Rajapksa, reduce dal G 11 dei Paesi a medio e basso reddito in Giordania. Accolto come un eroe dai suoi ministri, Rajapaksa ha annunciato che interverrà in parlamento domani mattina alle 9.30 ora locale. Il discorso sarà trasmesso in diretta dalla radio e dalla tv nazionale.
 
L’esercito di Colombo aveva proclamato ieri la vittoria sulle Tigri annunciando di aver assediato l’ultimo baluardo dei ribelli, costretti su una striscia di costa di 1 kmq a nord di Vellamullivaikkal. Selvarasa Pathmanathan, responsabile delle relazioni internazionali del Ltte, aveva dichiarato “il silenzio delle armi per togliere ai nostri nemici l’ultima fragile scusa per giustificare l’uccisione del nostro popolo”. Affermando che la guerra ha raggiunto “una fine amara”,  Pathmanathan ha chiesto alla comunità internazionale di “salvare la vita e la dignità della popolazione tamil”.
 
L’esercito dichiara di aver concluso con successo il recupero dei civili ostaggi del Ltte e respinge le accuse di Onu e Croce Rossa che nei giorni scorsi avevano parlato di “bagno si sangue” nella zona di guerra. Fonti militari affermano di aver portato in salvo circa 70mila persone nelle ultime 72 ore. Le Nazioni unite stimano che dall’inizio dell’anno ad oggi la guerra ha causato almeno 7mila morti tra i civili.
 
Grande incertezza sul futuro degli ex ribelli. Per i capi sopravvissuti al surge finale dell’esercito si prevede un tribunale interno, mentre per gli ex ribelli il governo aveva ipotizzato nelle ultime settimane un programma di riabilitazione e reinserimento nella società.
 
Terminato il conflitto tra esercito e Tigri tamil resta aperto il drammatico problema dell’emergenza umanitaria. Circa 190 mila profughi vivono nei centri di accoglienza gestiti dai militari nel nord del Paese. Il governo ha chiesto fondi alla comunità internazionale per rispondere alle necessità impellenti di cibo, medicine e vestiti.
 
Come ricordato ieri dal Papa al termine della recita del Regina caeli, a soffrire di più sono “migliaia di bambini, donne, anziani, a cui la guerra ha tolto anni di vita e di speranza”. Per loro Benedetto XVI ha rivolto un appello “alle istituzioni umanitarie, comprese quelle cattoliche, di non lasciare nulla d’intentato per venire incontro alle urgenti necessità alimentari e mediche dei profughi”.