Inizia la "nuova" era di Hu Jintao
di Bernardo Cervellera

Il presidente,  segretario e capo della Commissione militare sottolinea la supremazia del Pcc. Potenziato anche il ruolo dell'esercito.


Il passaggio di consegne dell'ultima carica di Jiang Zemin al suo successore Hu Jintao ha suscitato molte aspettative. Già quando Hu Jintao è divenuto segretario del Partito comunista cinese (Pcc) e poi presidente della Cina, la parola "novità" era sulla bocca di tutti. Oggi molti si aspettano riforme politiche, maggior dialogo nella comunità internazionale, distensione, ripresa economica.

Ma cosa cambia davvero nella Cina dopo Jiang?

Un giorno prima del Congresso del Comitato centrale, dove Jiang ha presentato le sue dimissioni, Hu Jintao ha detto con chiarezza che una struttura democratica come quelle in occidente sono da escludere per la Cina.

Ieri Hu ha rincarato la dose. Alla Conferenza politica consultiva del popolo cinese (Cpcpc), in corso nella capitale, egli ha ripetuto che il sistema politico attuale è perfetto per la Cina. Tale sistema – ha spiegato – consiste nella supremazia del partito comunista con una "cooperazione multipartitica" e un governo del partito con una "partecipazione multipartitica". Questa struttura centralizzata è chiamata da Hu "un sistema partitico con caratteristiche cinesi".

Il Cpcpc è composto da rappresentanti del Pcc, di altri piccoli partiti, organizzazioni e associazioni (fra cui anche i rappresentanti delle religioni). I rappresentanti sono scelti dal Fronte Unito. I piccoli partiti sono già stabiliti ed è proibito fondarne di nuovi. Finora il Cpcpc – che si raduna una volta all'anno -  ha avuto una funzione solo decorativa, usato più per creare consenso sulle scelte del Pcc, che per far emergere problemi e necessità della base. È vero che negli ultimi anni l'organismo ha trasmesso preccupazioni sull'ambiente, sull'educazione, sull'uso di internet, ma esso non ha mai avuto alcun potere. Come Hu ha precisato, esso serve "per aiutare a rafforzare il governo del Pcc".

Anche la  nuova carica di Hu a presidente della Commissione militare centrale rischia di portare a un rafforzamento dell'esercito (e del partito). Da Deng in poi l'esercito in Cina è stato ridotto per puntare le risorse nell'economia. Lo stesso Jiang Zemin si è mosso proponendo più una politica di rafforzamento personale e di protezione del commercio, che una strategia militare. Ma ormai la tesa situazione internazionale e l'avvento dell'alta tecnologia nella difesa richiedono da tempo maggiore professionalità ed investimenti per potenziare e modernizzare l'esercito. Già il bilancio di quest'anno prevedeva per le forze armate aumenti dell'11,6%  rispetto all'anno scorso.

Il punto è che - dopo il passaggio di consegne - anche che la Commissione militare centrale è stata ristrutturata, allargandola ad alti generali delle forze di terra, di mare e dell'aria, oltre a quelle missilistiche. Secondo analisti, tale allargamento permette velocità nelle decisioni e nelle azioni militari congiunte. Lo sviluppo militare preoccupa Taiwan, sempre minacciato di invasione se osa proclamare l'indipendenza dell'isola "ribelle".

Dal punto di vista economico non ci si aspetta grandi cambiamenti all'economia di mercato "con caratteristiche cinesi". Per garantire maggior equilibrio nello sviluppo della Cina, Hu ha già lanciato la proposta di sviluppare le regioni dell'interno (Deng e Jiang hanno privilegiato le regioni costiere).

Ma la campagna che il partito deve vincere è quella sulla corruzione, per far riguadagnare legittimità al Pcc. La commissione di supervisione sui membri del partito ha già detto che combatterà la corruzione "fino ai massimi livelli". A riprova di questo, alla fine dell'incontro del Comitato centrale, è stato espulso dal partito l'ex ministro Tian Fengshan, accusato di aver intascato  milioni di yuan. La commissione disciplinare ha anche varato nuove regole per le elezioni interne dei quadri e per le dimissioni da cariche pubbliche. Secondo le nuove regole, i membri del partito che si dimettono devono aspettare 3 anni prima di essere assunti nelle imprese economiche. Gli esperti non sono fiduciosi. Yang Fenchun, professore all'università di Pechino, apprezza da una parte le nuove regole, molto "dettagliate", ma afferma anche che "il partito ha cercato di auto-regolarsi per anni, ma i risultati non sono incoraggianti". Per accademici e sociologi una reale democrazia popolare è l'unico baluardo alla corruzione.