Attentato alla cattedrale di Kathmandu: “una donna ha piazzato la bomba”
di Kalpit Parajuli
Sacerdote nepalese racconta lo “shock” della comunità cristiana. Nell’attacco sono morte due fedeli cristiane. Nei mesi scorsi la comunità cristiana aveva ricevuto minacce dai fondamentalisti indù. Madhav Kumar Nepal, del partito marxista-leninista nepalese, eletto primo ministro dall’Assemblea Costituente.
Dhobigahat (AsiaNews) – “L’incidente ha scosso l’intera comunità cristiana”. È il primo commento a caldo di p. Shilas Bogati, il sacerdote che officiava le preghiere del mattino quando è esplosa la bomba nella cattedrale dell’Assunzione, a Kathmandu. Un testimone oculare afferma che a piazzare l’ordigno sarebbe stata una donna di mezza età, vestita di nero. Quando la “strana signora” ha lasciato la chiesa “è esplosa la bomba”.
 
P. Bogati conduceva la preghiera in sostituzione del parroco, p. George, impegnato in un viaggio in India. Anche mons. Anthony Sharma, vicario apostolico per il Nepal, si trova all’estero in questi giorni. “Circa sette mesi fa – continua il sacerdote – abbiamo ricevuto una telefonata minatoria, in cui ci veniva chiesto di fermare le attività e chiudere gli istituti cristiani. In caso contrario avremmo subito pesanti conseguenze”. Egli riferisce che al tempo la minaccia non è stata presa in considerazione, sebbene siano state informate le forze di sicurezza. L’autore del gesto sarebbe un esponente del Nepal Defence Army, movimento legato al fondamentalismo indù che ha rivendicato l’attentato di questa mattina.
 
Nel frattempo emergono alcuni dettagli sulle vittime e le modalità con le quali è stato architettato l’attentato. Celeste Joseph, studentessa 15enne e Deepa Patrik, di 30, entrambe fedeli cattoliche, sono le due vittime; la prima è deceduta al momento dell’esplosione dell’ordigno, la seconda in ospedale per le gravi ferite riportate. Al momento dell’attacco – alle 8.45 ora locale, a pochi minuti dall’inizio delle celebrazioni del mattino – all’interno della chiesa vi erano tra i 350 e i 450 fedeli.
 
Il Nepal Defence Army, gruppo legato al fondamentalismo indù, avrebbe fatto scoppiare una pentola a pressione piena di esplosivo, comandata da un timer. L’ordigno è stato piazzato al centro della cattedrale e poteva provocare una strage. Al momento vi sono ancora decine di feriti ricoverati negli ospedali della capitale, tre dei quali versano in condizioni gravissime. Tra questi vi è anche fratel Rakesh, che guida un istituto cattolico.
 
Fratel Lalit descrive così l’attacco: “Appena abbiamo concluso il primo canto del Gloria, all’improvviso ho udito una forte esplosione, seguita da una fiammata. I feriti hanno iniziato a piangere; tutti si dirigevano di corsa verso le uscite”. Un altro testimone oculare, ancora scosso dalla paura, rivela che “una strana signora di mezza età, con un vestito nero, ha lasciato una borsa da donna dicendo che doveva andare in bagno. Appena è uscita dall’edificio è avvenuta l’esplosione”. In seguito alla deflagrazione, una mazzetta di volantini si è sparpagliata all’interno dell’edificio: i manifestini, siglati dal Nepal Defence Army e contenenti una serie di rivendicazioni, erano contenute all’interno dello zaino. Essi portano la firma di R.K. Mainali, presidente del Nda, e chiedono la nascita di uno Stato indù in Nepal e avvertono tutte le Ong e gli stranieri di “non interferire” con le questioni interne del Paese. Vi erano inoltre slogan induisti e una immagine di Krishna, divinità indù.
 
L’attentato è stato condannato con forza da diversi leader religiosi, fra i quali il vertice della comunità induista nepalese. Nazrul Hussein, presidente della Federazione islamica nepalese e segretario del Consiglio interreligioso, accorso sul luogo dell’attentato, si è detto “scioccato per l’attacco che ha colpito un luogo sacro. È un attacco che ha colpito noi tutti e lo condanno con forza”. Damodar Pokharel, leader indù, esprime una ferma condanna per il gesto e chiede che “gli attentati ai luoghi sacri siano fermati”. “Siamo scioccati – sottolinea – per questo incidente”. Chirendra Satayal, cattolico, chiarisce che “le attività religiose andranno avanti, non vincerà la paura”.
 
Interpellato da AsiaNews, l’ispettore generale della polizia Arjun Jang Shahi conferma i “buoni rapporti con la comunità cattolica. Abbiamo raccolto tutte le prove sulla scena del crimine – aggiunge – e dopo un’accurata indagine i colpevoli verranno consegnati alla giustizia”.
 
Nel frattempo l’Assemblea Costituente ha eletto il nuovo premier del Nepal: è Madhav Kumar Nepal, figura di primo piano del Communist Party of Nepal- United Marxist and Leninist (CPN-UML). Egli era l’unico candidato in lizza per il ruolo di premier del Paese. Ora dovrà formnare la nuova squadra di governo, che sarà composta da uomini del Nepali Congress, CPN-UML, Madhesi Rights Forum e altri partii minori.