I palestinesi rigettano le aperture zoppe di Netanyahu
di Joshua Lapide
Per la prima volta il premier israeliano ammette la possibilità di uno Stato palestinese. Ma esso deve essere senza armi e senza controllo dello spazio aereo; deve riconoscere Israele come “Stato ebraico”; Gerusalemme come capitale indivisa per gli ebrei. Per Netanyahu gli insediamenti nei Territori occupati devono continuare. Per gli Usa è “un passo positivo”. Estremisti israeliani freddi.

Gerusalemme (AsiaNews) – Le autorità palestinesi rigettano le parole di Benjiamin Netanyahu che ha proposto la nascita di uno Stato palestinese purché demilitarizzato. Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese ha detto che il discorso di Netanyahu sfida le posizioni dei palestinesi, degli arabi e degli Stati Uniti. Ma da Washington emerge un commento positivo seppure cauto, secondo cui il discorso contiene “importanti passi in avanti”.

Da tempo il governo di Netanyahu è sotto la pressione dell’amministrazione americana perché riprenda i colloqui di pace coi palestinesi e perché accetti la soluzione di “due popoli, due Stati”, comunemente accettata dalla comunità internazionale e pure dai precedenti governi di Israele. Ma Netanyahu aveva basato tutta la sua campagna elettorale sul blocco dei colloqui di pace e il suo governo si tiene insieme proprio su questa avversione allo sviluppo di uno Stato per i palestinesi.

Nel suo discorso alla Bar Ilan University – nota per le sue posizioni estremiste di destra – per la prima volta Netanyahu ha dichiarato che accetterebbe uno Stato palestinese, ma ha messo moltissime condizioni: che i palestinesi devono riconoscere Israele come uno stato ebraico (e quindi i profughi palestinesi non possono entrarvi); che il nuovo Stato deve essere senza esercito, senza controllo dello spazio aereo, senza possibilità di contrabbando di armi.

La piccola concessione – della possibilità di uno Stato – è corretta poi da altre affermazioni su Gerusalemme, che dovrebbe essere capitale unica dello stato d’Israele (mentre i palestinesi chiedono di condividere la città come capitale) e che gli insediamenti ebraici nei Territori occupati continueranno. Lo stop agli insediamenti era stato chiesto in modo esplicito anche da Barack Obama nel suo discorso al mondo islamico dal Cairo.

Saeb Erakat, negoziatore palestinese, ha bocciato il discorso: “Il processo di pace – ha dichiarato – è andato avanti sinora alla velocità di una tartaruga. Ora Netanyahu ha dato una pacca sulla schiena”. A Gaza, il portavoce di Hamas ha definito “razzista” il discorso del premier israeliano e ha spinto i governi arabi a “formare una forte opposizione” contro Israele.

La timidissima apertura di Netanyahu è stata accolta con freddezza dall’auditorio nell’università. Mentre il premier parlava, all’esterno due gruppi israeliani manifestavano. Uno di essi portava dei poster che raffigurano Obama vestito da arabo e gridavano slogan contro ogni possibilità di ridare indietro i territori occupati ai palestinesi. Più distanti, vi erano alcune decine di israeliani pacifisti che scandivano slogan del tipo: “due Stati per due popoli” e “ Basta con l’occupazione”.