Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Il leader supremo dell’Iran, il grande ayatollah Khamenei ha ordinato un’inchiesta per verificare se vi sono state frodi nelle elezioni tenutesi lo scorso 12 giugno. La decisione di Khamenei resa pubblica oggi, segue la richiesta pressante del candidato Hossein Moussavi che rivendica la vittoria contro il presidente Mahmud Ahmadinejad. Intanto, sebbene proibita dal ministero degli interni, per le strade di Teheran decine di migliaia di sostenitori di Moussavi con bandane e bandiere verdi si sono riversati nelle strade all’invito del loro candidato, che ha chiesto una manifestazione “pacifica”.
La decisione di Khamenei ha stupito molti perché egli è stato il primo – prima ancora del Ministero degli interni – a proclamare vincitore Ahmadinejad, definendo la vittoria una “decisione divina”. Responsabili dell’inchiesta dovrebbero essere i 12 membri del Consiglio dei Guardiani, un organismo che è responsabile delle elezioni e della costituzione iraniana, lontano dalle posizioni riformiste e legato all’interpretazione integralista dell’Islam.
Dalla proclamazione della vittoria di Ahmadinejad a Teheran e altre città del paese sono emerse manifestazioni di giovani e vecchi sostenitori di Moussavi che hanno subito sporadici scontri con la polizia. La notte scorsa polizia anti-sommossa e miliziani di Ahmadinejad hanno assaltato i dormitori dell’università di Teheran usando gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Gli studenti hanno risposto con slogan e lanciando pietre e bottiglie molotov. Decine di studenti sono stati arrestati e la polizia ha sequestrato computer e altro materiale elettronico.
Secondo un sito web vicino a Moussavi un giovane è stato ucciso da sostenitori di Ahmadinejad in uno scontro a Shiraz.
Il pugno duro del regime ha colpito molti manifestanti pro-Moussavi, arrestandone almeno 100, fra cui il fratello dell’ex presidente moderato Khatami. La morsa si è stretta anche alle comunicazioni: divieto ai giornalisti stranieri di filmare le manifestazioni; arresti di alcuni di loro; disturbi alle trasmissioni televisive e radio; blocco delle comunicazioni satellitari; siti web oscurati.
Moussavi ha minacciato di tenere un sit-in davanti al mausoleo della tomba di Khomeini, che egli ha servito come premier negli anni ’80.
In un’intervista al regista Mohsen Makhmalbaf, riportata sul sito Rooz, si afferma che la precedente decisione di Khamenei di attribuire la vittoria ad Ahmadinejad è “un colpo di Stato”. Makhmalbaf, che il giorno delle elezioni era in contatto con il comitato elettorale di Moussavi, afferma che al ministero degli interni avevano comunicato che il vincitore era Moussavi e che egli avrebbe dovuto preparare un discorso “non trionfalistico”. Il ministero assicurava pure di aver informato Khamenei. Ma dopo poche ore i Pasdaran sono andati a distruggere la sede del comitato elettorale di Moussavi e hanno mostrato una nota del grande ayatollah che affermava di non accettare la vittoria dei “verdi” perché “la sconfitta di Ahmadinejad era la sua sconfitta”.