Arrestata attivista che accusa la polizia di “coprire” un omicidio
Fan Yanqiong ha denunciato su internet che la polizia non vuole indagare sulla morte di una giovane, forse uccisa da persone collegate con funzionari locali. Il suo articolo è molto ripreso dagli internauti, perché tocca un problema vivo nel Paese.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’attivista per i diritti umani Fan Yanqiong è in carcere a Fuzhou (Fujian) dal 26 giugno, per avere messo online un articolo sugli abusi di funzionari di polizia in relazione alla morte di una giovane donna nella contea Minqing. Il 28 giugno sono stati arrestati Chen Haunhui che aveva assistito all’arresto e sua moglie Xue Yun.

Il gruppo per la tutela dei diritti umani Chinese Human Rights Defenders denuncia che numerosi poliziotti hanno invaso la casa di un amico dove Fan si trovava, le hanno sequestrato il computer e alcune carte e l’hanno portata via, senza mostrare un provvedimento di custodia o sequestro. Lo stesso è successo il 28 a Chen e a Xue, portati al centro detentivo del distretto Mawei.

Chen ha avvisato gli amici tramite messaggi telefonici, nei quali ha detto che anche Fan era presso lo stesso centro. In seguito la famiglia di Chen ha ricevuto un avviso di detenzione con l’accusa di calunnia, per avere aiutato Fan a mettere online l’articolo.

L’articolo di Fan ipotizza che la morte della giovane Yan Xiaoling sia avvenuta nel corso del suo stupro da parte di una banda collegata con funzionari della contea. La polizia è accusata di non avere voluto svolgere indagini, nonostante le insistite richieste dei parenti.

Questo articolo è stato molto ripreso dagli internauti, perché tocca un tasto molto sensibile: il malgoverno delle autorità pubbliche, specie della polizia, che abusa del proprio potere a danno dei cittadini.

Il 29 giugno la polizia è tornata dal marito di Fan e ha sequestrato due computer, i libretti di deposito bancario e 300 copie della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Da oltre 10 anni Fan, 48 anni, si batte per i diritti umani e documenta fatti di corruzione e di violazione dei diritti. Il Chrd denuncia che per questo ella ha ricevuto ripetute minacce non solo dalle autorità ma anche dalla malavita locale.