Un redentorista rischia l’accusa di voler rovesciare il regime vietnamita
di J.B. An Dang
La stampa di governo chiede una punizione “immediata e severa” di padre Joseph Le Quang Uy, nel computer del quale la polizia dice di aver trovato “cattivi documenti”. Il religioso spiega che sono le sue prediche e articoli contrari allo sfruttamento della bauxite negli Altipiani centrali, progetto contro il quale si è schierato anche il mitico generale Giap.
Hanoi (AsiaNews) – Il redentorista vietnamita padre Joseph Le Quang Uy corre il concreto pericolo di essere arrestato e portato in tribunale, dove, in base all’art.88 del Codice penale, rischia una condanna da tre a 20 anni e persino la pena di morte. Questa la previsione per l’ accusa di aver svolto propagando contro lo Stato e complottato per rovesciare il partito comunista.
 
Il 30 giugno, il People's Public Security Newspaper, diretto dalla polizia, e altri organi statali hanno scritto che padre Uy “ha chinato la testa, ammettendo di aver commesso crimini contro il popolo e il governo”. Il giornale afferma che “al quartier generale delle guardie dell’aeroporto di Tan Son Nhat, il signor Le Quang Uy ha firmato una dichiarazione nella quale ammette di aver violato la legge” sulla stampa. Esaminando il suo computer, le guardie dicono di aver trovato numerosi documenti ed email di “cattivi contenuti” che potrebbero danneggiare l’unità nazionale e lo sviluppo del Paese, distorcere la storia vietnamita e le politiche socioeconomiche del governo.
 
E’ da febbraio che i media statali accusano padre Uy di “condurre propagando contro lo Stato” e di “complottare per rovesciare il regime comunista” e ne chiedono una punizione “immediata e severa”.
 
Il religioso è un campione della difesa della vita e un aperto critico del programma di estrazione della bauxite negli Altipiani centrali. Lo sfruttamento di tale regione, affidato a imprese cinesi, ha provocato critiche di ambienti scientifici e ambientalisti, per il danno irreversibie che produrrebbe alla natura. La critica più inattesa è venuta da un personaggio mitico della storia recente del Paese, il generale Vo Nguyen Giap, il capo dell’esercito vietnamita che ha sconfitto i francesi e gli americani e ministro della difesa dopo l’unificazione, preoccupato in particolare per l’invadenza cinese. 
Le accuse nei confronti di padre Uy nascono dalla perquisizione dei suoi bagagli effettuata all’aeroporto Tan Son Nhat il 6 giugno, quando fu a lungo trattenuto dagli agenti e il suo computer fu confiscato. Il religioso nega le accuse e sostiene che la polizia ha alterato la dichiarazione che egli ha firmato nell’occasione. La maggior parte dei documenti contenuti nel suo computer, aggiunge, erano le sue prediche, alcuni erano articoli che riflettevano la sua opposizione al progetto di estrazione della bauxite negli Altipiani, giudicato contrario agli interessi della nazione.  
D’altro canto, lo stesso Benedetto XVI, ricevendo il 27 giugno i vescovi del Vietnam per la loro quinquennale visita ad limina, ha affermato: “voi sapete come me che una sana collaborazione tra la Chiesa e la comunità politica è possibile. A questo proposito, la Chiesa invita tutti i suoi membri a impegnarsi lealmente per la costruzione di una società giusta, solidale e equa. Non intende per nulla sostituirsi ai responsabili governativi, desiderando soltanto potere, in spirito di dialogo e collaborazione, prendere una giusta parte alla vita della nazione, al servizio di tutto il popolo”.
Padre Uy difende il suo diritto a esercitare pacificamente la libertà di espressione, ma negli ultimi tempi, le autorità hanno arrestato almeno 30 dissidenti, compresi alcuni avvocati.