Sri Lanka: decine di migliaia di persone vivono senza casa e senza terra
di Melani Manel Perera
Un rapporto dedicato ai “Problemi della terra in Sri Lanka” evidenzia che in tutto il Paese vivono migliaia di profughi. Oltre alle vicende eclatanti delle vittime della guerra e dello tsunami, ci sono tanti piccoli casi di persone che lasciano le loro case per fuggire agli attacchi degli elefanti, per gli espropri dell’industria del turismo o perché vittime di politiche contraddittorie del governo.
Colombo (AsiaNews) - Non esiste regione dello Sri Lanka in cui non vivano degli sfollati. Non ci sono solo i profughi della guerra nel nord del Paese e quelli dello tsunami nelle province Southern ed Eastern. Molte persone abbandonano le loro case per fuggire agli attacchi degli elefanti, per gli espropri a favore dell’industria del turismo o perché vittime di politiche contraddittorie del governo.
 
L.M. Abewickrama, capo del Socio Economic Department of Faculty of Agriculture della  Università di Ruhuna, afferma che “la terra e le leggi che ne regolano la proprietà sono un problema centrale per la povertà e la produzione agricola del Paese”. In collaborazione con i network delle associazioni Praja Abilasha e People to People Dialogue (PPD), entrambe legate al National Fisheries Solidarity Movement (Nafso), il professor Abewickrama ha redatto il rapporto “Problemi della terra in Sri Lanka” (nella foto la copertina delle tre edizioni in inglese, singalese e tamil). L’indagine presenta l’esempio di 74 casi in 18 diversi distretti del Paese per analizzare le cause che portano centinaia di migliaia di srilankesi ad abbandonare le loro case.
 
In occasione della presentazione del Rapporto, svoltasi il 30 giugno a Colombo, sono intervenuti diversi testimoni che hanno raccontato le vicende degli sfollati in varie parti dello Sri Lanka. P. Pathmanadan, che abita nella zona costiera attorno a Kalpitiya nel distretto di Puttalam (North Western province) ha racconta l’esproprio del governo di un area di 5mila acri, oltre 20 km quadrati, e di 15 isole per fare spazio all’industria del turismo. “Quale sarà il futuro di pescatori, agricoltori e donne dell’area?”, chiede Pathmanadan. Saranapala de Silva, segretario generale della United Federation of Labour, si pone la stessa domanda per il futuro dei 17 mila sfollati dallo tsunami che vivono ancora nei campi profughi e per cui “il governo non fa nulla nonostante abbia ricevuto così tanti soldi per la riabilitazione e la ricostruzione delle case delle vittime dello tsunami”.
 
Oltre alla nota situazione dei 300mila profughi della guerra tra Tigri tamil ed esercito, nel Paese sono tante le persone che vivono senza una casa ed una terra propria. Il problema tocca anche i lavoratori delle piantagioni che, sottopagati, sono costretti a vivere tutti insieme in ricoveri comuni senza la minima privacy. I pescatori, invece, spesso sono costretti ad abbandonare le case che da generazioni si tramandano di padre in figlio per fare spazio a progetti come l’Oluwil harbour e l’Hambantota harbour sulla costa di Kalpitiya.
 
“Il fenomeno degli sfollati e dei senza terra non è causato solo dalla scarsità di terreno - afferma Herman Kumara del Nafso -, ma piuttosto dai programmi contraddittori, imposti e attuati dal governo”. Per il presidente della associazione dei pescatori “è necessaria una legislazione che riconosca la terra come diritto fondamentale, ma la Costituzione dello Sri Lanka  su questo punto è lacunosa e carente”.