Guerra di cifre sulle vittime della guerra coi Tamil mentre continua l’emergenza
di Melani Manel Perera
I medici che accusavano l’esercito di aver ucciso migliaia di civili negli scontri finali con le Tigri ritrattano la loro versione dei fatti. Nel parlamento di Colombo acceso scontro tra governo e opposizione sulle reali condizioni dei profughi e sull’impegno dell’esecutivo per la loro riabilitazione.
Colombo (AsiaNews) - Dei 300 mila profughi della guerra dello Sri Lanka almeno 90mila hanno meno di 15 anni. Ad affermarlo è il United National Party (Unp), il principale partito dell’opposizione al governo del presidente Mahinda Rajapaksa. Complici le prossime elezioni amministrative nelle province del nord, fissate l’8 agosto, le cifre del conflitto e le reali dimensioni dell’emergenza continuano ad essere oggetto di polemica a due mesi dalla fine della guerra tra l’esercito e le Tigri tamil. Da un lato partiti dell’opposizione, attivisti per i diritti civili e ong criticano la politica del governo e lamentano le condizioni disumane in cui sono tenuti i profughi. Dall’altro l’esecutivo di Rajapaksa mantiene il divieto d’accesso ai campi per stampa e ong straniere e continua a ripetere che la riabilitazione dei rifugiati procede come da programma.
 
Ieri, i tre medici governativi che subito dopo la disfatta dei ribelli avevano parlato di migliaia di vittime tra i civili in fuga hanno ritrattato la loro versione dei fatti. Incarcerati dopo le accuse ai militari di aver causato morti e feriti ben oltre le cifre ufficiali, sono apparsi in conferenza stampa per dichiarare di aver fornito numeri indicati loro dalle Tigri.
 
La confessione dei tre fa cadere una delle argomentazioni più utilizzate da chi accusa il governo di crimini di guerra, ma non spegne le polemiche. Politici e attivisti per i diritti umani sospettano che i medici siano stati costretti dal governo ad auto-accusarsi e rifiutano la confessione citando le cifre diffuse in maggio da Onu e Croce rossa che parlavano di migliaia di vittime e feriti.
Mentre l’esecutivo ha fatto passare in parlamento il prolungamento di un altro mese dello stato di emergenza esteso a tutta l’isola, nell’ultima seduta dell’aula, dedicata all’emergenza del post-conflitto, tra governo e opposizione sono state scintille.
 
Pathmini Sithamparanathan, parlamentare della Tamil National Alliance (Tna), è intervenuta nel corso del dibattito elencando alcuni dati preoccupanti sulla situazione dei profughi: sette donne incinte sono morte negli ultimi giorni, il numero delle vittime della polmonite continua ad aumentare, le condizioni igieniche sono sempre più penose con un bagno ogni cento persone.
 
La parlamentare del Tna ha affermato che “i giovani tamil non hanno ottenuto nulla con la guerra”, per poi aggiungere che “nemmeno i giovani singalesi hanno vinto nulla propugnando un’idea di stato unitario che non condivide il potere”. Nel suo intervento ha poi accusato l’esecutivo di aver fatto troppo poco per risolvere la situazione dei profughi scatenando così la risposta risentita del ministro Hemakumara Nanayakkara. Il capo del dicastero per l’agricoltura e lo sviluppo si è rivolto con toni infuocati alla Sithamparanathan accusandola “di non aver versato nemmeno una lacrima mentre la popolazione soffriva senza nemmeno un chicco di riso quando era ostaggio del leader del Ltte”.