Obama chiede a Israele una “seria auto-riflessione”, ma evita di parlare degli insediamenti
Il presidente Usa incontro i rappresentanti delle organizzazioni ebraiche d’America e conferma “il suo risoluto impegno per la sicurezza di Israele e la pace in Medio oriente”. La Casa Bianca lascia aperta la porta al dialogo con l’Iran. Tra gli ospiti alcuni lamentano che Washington sia molto dura con Israele e troppo leggera con l’Iran.
Washington (AsiaNews/Agenzie) - Barack Obama chiede ad Israele “di impegnarsi in una seria auto-riflessione” e glissa sui contrasti con il governo di Benjamin Netanyahu sugli insediamenti nella West Bank. La sicurezza dello Stato ebraico e la situazione dell’Iran sono stati al centro dell’incontro con i 16 rappresentanti di 14 organizzazioni ebraiche d’America, svoltosi lunedì 13 alla Casa Bianca.
 
Il presidente Usa ha confermato “il suo risoluto impegno per la sicurezza di Israele e la pace in Medio oriente” e affermato che la sua amministrazione vuole “aiutare Israele a risolvere i problemi demografici attraverso la ricerca di un accordo sulla soluzione dei due Stati”.
 
Durante il colloquio nella Roosevelt Room i leader delle associazioni ebraiche d’America non hanno nascosto ad Obama i loro timori per i disaccordi tra Washington e Tel Aviv. Uno degli invitati ha chiesto al presidente di adottare un “profilo basso” circa le differenze di vedute con il governo Netanyahu sulla vicenda degli insediamenti illegali e lamentato che Washington appare molto dura con Israele e troppo leggera con l’Iran.
 
Obama ha sorvolato sul tema rispondendo che “non era la situazione opportuna per affrontare la questione” degli insediamenti con annesse polemiche. Ai 16 ha inoltre ricordato che anche negli otto anni di amministrazione Bush ci sono stati disaccordi con Israele, ma non sono mai stati motivo di rottura e nemmeno oggetto di dibattito pubblico.
 
Sia Obama sia il segretario di Stato Hillary Clinton hanno invitato a più riprese Israele a fermare gli insediamenti illegali nella West Bank indicando nell’adempimento di questa richiesta la condizione necessaria per la ripresa dei colloqui di pace con i Palestinesi. Israele non intende sospendere lo sviluppo delle colonie ebraiche nei territori occupati e afferma di voler continuare almeno la loro “crescita naturale”. Di contro l’Autorità palestinese ha già fatto sapere che non riprenderà i colloqui senza la fine degli insediamenti che già ora impediscono l’unità territoriale di un futuro Stato palestinese.
 
Sulla minaccia che l’Iran rappresenta per Israele e sul programma nucleare di Teheran, Obama ha affermato che “le porte del dialogo sono aperte. Se gli iraniani non le attraversano, comunque, vedremo come procedere. Ma sarebbe un errore parlare adesso di cosa e come agiremo in questo caso”.