Chiuso centro per la tutela dei diritti: Pechino vuole ridurre tutti al silenzio
La polizia chiude gli uffici e sequestra i documenti di un noto centro per la tutela dei diritti. Intanto un attivista ambientale è stato condannato ai lavori forzati. Esperti: in vista dell’anniversario della fondazione del Pcc, le autorità colpiscono qualsiasi dissenso.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La polizia ha chiuso ieri l’ufficio della Open Constitution Iniziative (o Gongmeng), noto gruppo per la tutela dei diritti  umani. Le autorità dicono che debbono riscuotere una sanzione per evasione fiscale, ma il gruppo Human Rights in China parla dell’ennesima persecuzione contro attivisti per i diritti.

Xu Zhiyong, avvocato e professore di diritto, cofondatore del gruppo, spiega che la polizia ha portato via “computer, documenti, schedari e dichiarazioni di testimoni”, tutto materiale privo di effettivo valore economico, senza spiegazioni. Inoltre ha chiuso la sede dicendo che non è il regola con le norme per le società commerciali. Proprio questa settimana il gruppo è stato sanzionato per 1,4 milioni di yuan (circa 140mila euro) per evasione fiscale relativa agli oneri per il sito web Gongmeng. Il gruppo si è registrato come una società, anche se non svolge attività commerciale, perché le autorità non lo hanno voluto registrare come organizzazione non governativa.

Il gruppo, cui collaborano noti avvocati, da anni segue questioni di interesse pubblico, come ad esempio lo scandalo per il latte contenente melamina - che ha causato almeno 5 morti e 3mila malati gravi nel Paese - offrendo consulenza e assistenza legale gratuita ai genitori dei bambini malati.

Ha anche pubblicato un rapporto che critica la reazione del governo alle proteste pubbliche in Tibet del marzo 2008.

Analisti commentano che, con l’approssimarsi del 60mo anniversario della fondazione del Partito comunista cinese, le autorità reprimono con vigore ogni voce discordante. Nei giorni scorsi Sun Xiaodi, attivista ambientale che ha denunciato fatti di contaminazione nucleare nel Gansu, è stato condannato a due anni di rieducazione-tramite-lavoro, veri lavori forzati, con l’accusa di avere rivelato notizie relative all’attività mineraria. La figlia Sun Dunbai, che ha dato le notizie a organizzazioni estere, sconterà un anno e mezzo di lavori forzati.