Indagini per corruzione su una ditta cinese cui è collegato il figlio di Hu Jintao
Autorevoli quotidiani riportano che la statale NucTech, leader di apparecchi per controlli di sicurezza a raggi x, è indagata per truffa e corruzione in Europa, Namibia e Filippine. La ditta è controllata da altra ditta di cui Hu Haifeng era dirigente. Nessun commento ufficiale.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’Unione europea indaga sulla NucTech, ditta cinese collegata a Hu Haifeng, figlio 38enne del presidente cinese Hu Jintao, accusata di “concorrenza sleale”.

La NucTech, di proprietà dello Stato cinese, è produttrice leader di apparecchi a raggi x per i controlli di sicurezza in aeroporti e porti e dichiara di detenere il 90% del mercato cinese del settore. La Smiths Group, tra le maggiori compagnie ingegneristiche britanniche, l’ha accusata di avere offerto ai clienti “prestiti agevolati” concessi dalla Cina per pagare le forniture dei suoi macchinari. Cosa che comporta un’effettiva riduzione del prezzo, a danno delle altre ditte produttrici come la Smiths, suo maggior concorrente in Europa.

Secondo il quotidiano britannico online The Daily Telegraph, ora la ditta cinese è “sotto investigazione”, una formula che spesso precede un’accusa formale.

L’indagine, iniziata a marzo, riguarda un contratto concluso con la HM Revenue & Cusotms nel 2006 per la fornitura di questi macchinari, nonché le trattative della NucTech con altri clienti.

Non si sa se Hu sia stato interrogato dalla Commissione d’inchiesta, ma egli di recente ha rinunciato al posto dirigenziale nella ditta Tsingua Hondings, che controlla la NucTech e circa altre 30 ditte leader.

La società cinese è anche sotto indagine in Namibia, dove la settimana scorsa tre persone sono state arrestate per truffa e corruzione, tra cui il cinese Yang Fan, in relazione a un contratto di oltre 39 milioni di euro per la fornitura di scanner per porti e aeroporti. Secondo la locale Commissione anticorruzione, Pechino avrebbe erogato finanziamenti al governo della Namibia, con l’accordo che li avrebbe spesi con ditte cinesi. La NucTech, ricevute le somme dalla Namibia, avrebbe siglato un contratto con la locale Teko Trading, alla quale avrebbe così riversata parte delle somme, per fini oggetto di accertamento. Yang è tra i comproprietari della Teko. Paulus Noah, direttore della Commissione anticorruzione della Namibia, ha detto al Daily Telegraph che ha l’intenzione di interrogare Hu, anche se ha escluso che sia ora tra gli indagati.

La NucTech è sotto indagine pure nelle Filippine, per avere ottenuto la fornitura di macchinari di sicurezza per un aeroporto e avere poi concluso contratti con una ditta locale che sarebbe collegato a un funzionario del governo.

La Cina è flagellata dalla corruzione, molto diffusa tra i funzionari del Partito comunista. Pechino da anni ha proclamato tolleranza zero. Nel Paese ci sono stati arresti e condanne anche gravi per funzionari pure di grado elevato. Esperti commentano che questa vicenda possa costituire grande imbarazzo per Hu Jintao, pure se il figlio non ha ricevuto accuse formali, anche perché la NucTech (Nuclear Tecnology Company) è considerata un’emanazione del circolo elitario dell’Università Tsinghua, frequentata sia da Hu che dal figlio. Nessun commento dalle ditte cinesi coinvolte, interpellate da fonti giornalistiche.