La Cina chiede più potere ai Paesi emergenti negli organismi finanziari internazionali
Il ministro degli Esteri Yang dice che, per superare la crisi globale, è necessario dare maggior peso ai Paesi emergenti. La Cina si presenta come la prima economia che ha ripreso a crescere. Esperti si chiedono se questa ripresa è effettiva o solo conseguenza della grande liquidità derivante da prestiti bancari per centinaia di miliardi di euro.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Per combattere la crisi economica mondiale, Pechino ritiene necessario che i Paesi emergenti abbiano maggior peso nelle organizzazioni finanziarie internazionali. Lo afferma Yang Jiechi (nella foto), ministro cinese degli Esteri, in Thailandia per un incontro dei Paesi del sudest asiatico (Asean), cui partecipano anche Cina, Stati Uniti e Giappone.

Yang indica che questi cambiamenti possono essere il focus del prossimo summit dei G20, a settembre a Pittsburgh (Stati Uniti).

La proposta ripete il comunicato di marzo dei Paesi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) che chiede una loro migliore rappresentanza nel Fondo monetario internazionale e maggiori prestiti a favore delle economia emergenti in quanto più colpite dalla diminuzione dei finanziamenti privati. La Cina ha più volte chiesto anche una riforma del sistema delle riserve valutarie, come pure l’adozione di una valuta di riferimento diversa dal dollaro, per evitare che i problemi di una sola nazione abbiano conseguenze dirette su tutti gli Stati.

Yang ha anche espresso la speranza che l’Asia riesca per prima a uscire dall’attuale crisi e ha assicurato che la Cina sta facendo “del suo meglio”.

Pechino di recente ha mostrato segni di ripresa economica, accolti con favore da molti economisti. Ma altri si chiedono se la Cina inizi a superare la crisi o ciò sia solo conseguenza dei robusti finanziamenti erogati dallo Stato.

Oggi Wu Xiaoling, vicegovernatore della centrale Banca del popolo di Cina, ha ammonito che l’attuale ripresa della crescita economica è causata dai massicci finanziamenti erogati dalle banche, ma che queste somme confluiscono anche nel mercato azionario e in quello immobiliare e possono dare luogo a fenomeni inflattivi. In un forum organizzato dal quotidiano National Business Daily, ha ripetuto che quando c’è grande liquidità ma pochi investimenti nell’economia reale, “i fondi confluiscono nel mercato immobiliare e in quello azionario”, causando una bolla speculativa. Per evitarlo, la Banca centrale deve intervenire per drenare l’eccessiva liquidità, ad esempio con l’aumento delle riserve obbligatorie per le banche.

Nel primo semestre 2009 le banche hanno erogato nuovi prestiti per 7.370 miliardi di yuan (circa 737 miliardi di euro), pari a circa il 25% del Prodotto interno lordo. Questo ha favorito la ripresa economica degli ultimi mesi, ma ora c’è il problema di quanto questa ripresa sia reale e quanto solo effetto della temporanea grande liquidità, con il conseguente rischio di inflazione.

Altri esperti osservano che non risulta esserci stata un’effettiva ripresa del mercato del lavoro, specie nel settore industriale.