Indù e Sikh sotto la minaccia dei Talebani e della Sharia
di Fareed Khan
Obbligati a pagare la "jizya", la tassa islamica di protezione, oppure devono lasciare la zona. Proibito alle donne di uscire da sole; obbligo del burqa anche per le anziane. I maschi devono far crescere la barba e devono indossare un cappello. Già centinaia di famiglie sikh e indù sono emigrate.

Islamabad (AsiaNews) – I talebani della North West Frontier Province (Nwfp) stanno minacciando indù e sikh dando loro un ultimatum: o lasciare la regione o pagare la jizya, la tassa di protezione islamica verso le minoranze religiose. Molte famiglie indù e sikh sono costrette ad abbandonare la provincia rifugiandosi a Peshawar e in altre zone vicine.

Quelle contro sikh e indù sono solo le ultime di una serie di minacce rivolte ai gruppi religiosi minoritari della Nwfp, fra cui molti cristiani, costretti a pagare la jizya e a vivere sotto la Sharia.

“Viviamo nella paura” ha detto una personalità sikh a un giornalista del Daily Times, uno dei maggiori quotidiani del Paese. “Abbiamo paura dei talebani, della Laskhar-e–Islam e di tutti gli altri gruppi armati”.

Circa 400 famiglie sikh e 57 famiglie indù hanno già lasciato le città di Bara e di Tirah, dove commerciavano in tessuti, vestiti, drogherie e medicina tradizionale.

La personalità sikh, di nome Singh, continua: “Alcuni gruppi di militanti hanno minacciato le minoranze a Orakzai e a Khyber: o si convertono o è meglio che lascino la regione. Di fatto stanno attuando un governo parallelo. Indù e sikh non ci sentiamo sicuri né a Orakzai, né a Bara, né a Tirah. Abbiamo preferito migrare, almeno qui possiamo respirare un po’ di pace e sentirci sicuri”.

Nella regione di Orakzai i talebani esigono la tassa sugli adulti maschi dei sikh, occupando i loro negozi e le case. Da due mesi la tassa è stata diffusa anche nella zona del Khyber, la regione tribale che rappresenta il collegamento naturale con l’Afghanistan. Qui il gruppo Lashkar-e-Islam, guidato da Manghal Bagh, ha annunciato che indù e sikh potranno vivere nell’area solo se pagano la jizya. Ma le minacce continuano a crescere e per questo centinaia di famiglie di queste minoranze religiose  sono fuggite nelle zone vicine, soprattutto a Peshawar.

La Lashkar-e-Islam agisce in modo simile ai Talebani, come una specie di polizia religiosa, obbligando alla preghiera cinque volte al giorno e punendo con la violenza persone accusate di prostituzione o altri vizi.

A nessuna donna, musulmana o non, è permesso di uscire da sola, senza la compagnia di un parente maschio. Tutte le donne, perfino le anziane devono indossare il burqa. Per gli uomini è divenuto obbligatorio farsi crescere la barca e indossare un cappello. Chi rifiuta viene picchiato o è costretto a pagare una multa da 200 a 500 rupie.

La legge della Sharia è stata imposta a buona parte della popolazione della Nwfp (nella divisione di Malacan) per un accordo fra i talebani e il governo regionale, sostenuto anche dal governo centrale. Islamabad ha poi rotto l’accordo, lanciando un’offensiva contro i talebani, ma il governo regionale rimane ancora del parere di imporre la Sharia a tutta la popolazione.

La Chiesa cattolica si è espressa già molte volte contro l’obbligo di far seguire la Sharia  a gruppi non  musulmani, essendo questa una violenza contro i gruppi minoritari, la cui libertà è difesa dalla costituzione del Paese.