A Delhi e Mumbai non si vendono appartamenti a musulmani
di CT Nilesh
Un muro invalicabile di pregiudizi, sospetti ed ignoranza non permette ai musulmani di trovare casa in molte città. Sempre più difficile la convivenza fra indù e islamici anche nelle grandi città

 Mumbai (AsiaNews) – Di recente a Mumbai, un famoso attore di Bollywood, dopo aver pagato la caparra per l’acquisto di un appartamento in un ambito quartiere, si è visto rescindere il contratto non appena l’amministratore del condominio ha saputo che lui era musulmano. L’attore in questione, Emrann Hashmi, ha denunciato il fatto alla Commissione statale per la protezione delle minoranze, che ha il dovere costituzionale di difendere i diritti delle minoranze. Ma qualche partito politico se l’è presa con Hashmi. Sanjay Bedia, membro militante del Bjp (Bharatiya Janata Party), il partito nazionalista indù, ha accusato Hashmi di pregiudizi e l’ha denunciato per aver fatto dichiarazioni offensive verso la comunità.

 Eppure la comunità musulmana di New Delhi afferma che quanto è successo ad Hashmi a Mumbai, accade ogni giorno nella capitale, una città che, sotto altri aspetti, è un calderone dove si mescolano molte identità regionali e religiose. Non si tratta solo di comuni musulmani, ma anche persone ben qualificate: professionisti, ingegneri, dottori e giornalisti non riescono a trovare un posto nelle ben qualificate zone residenziali di Delhi.

La Old Delhi rimane invece la roccaforte della comunità musulmana. Ma anche qui le cose stanno cambiando. Il desiderio di vivere in mezzo alla propria comunità si manifesta anche nella Città Murata,  dove i mercanti indù vivono da secoli in mezzo ai musulmani. Molti di loro però vendono ormai le case ai musulmani e vanno via. In una situazione simile è ben difficile stabilire chi sia colpevole e dove sta il pregiudizio. Come nel caso di Hashmi, non è chiaro da che parte sia il pregiudizio religioso.

Che Hashmi sia nel giusto o nell’errore potrebbe essere non importante, ma è molto significativo la reazione che il caso ha avuto nell’opinione pubblica. Il problema dei pregiudizi religiosi non può essere accantonato. Quello che necessita è un dialogo pubblico costruttivo e vicendevolmente