Gruppo Rio Tinto: la Cina non ha dato prove delle accuse per spionaggio
Da oltre un mese e mezzo sono stati arrestati dirigenti della ditta, ma ancora manca l’accusa formale. Esperti: si tratta di una complessa strategia per ottenere prezzi migliori.

Shanghai (AsiaNews/Agenzie) – La compagnia mineraria Rio Tinto respinge le accuse della Cina di spionaggio e furto di segreti di Stato e osserva che dopo oltre un mese non sono ancora state portate prove dei reati né è stata mossa accusa formale.

A luglio la polizia ha arrestato l’australiano Stern Hu, responsabile della ditta in Cina, insieme a tre suoi colleghi, con l’accusa di spionaggio industriale. Oggi Sam Walsh, responsabile della ditta per il minerale ferroso, ha osservato che non sono ancora state esibite le prove delle accuse e ha espresso preoccupazione per la salute dei detenuti.

Il problema ha presto assunto anche toni diplomatici, per il rilievo dei soggetti coinvolti e la gravità delle accuse: la ditta mineraria anglo-australiana Rio Tinto è la terza maggiore al mondo ed attivissima in Cina. Sempre oggi Stephen Smith, ministro australiano degli Esteri, ha di nuovo chiesto a Pechino  di consentire la difesa legale di Hu.

Esperti osservano che la vicenda è esplosa dopo che c’era stata una lunga trattativa tra la Rio Tinto e le compratrici cinesi per determinare il prezzo del materiale di ferro. La Rio Tinto era pronta a concedere la diminuzione del 33%, come già accordato a Giappone, Corea del Sud e Taiwan. La Cina chiedeva un ribasso superiore a seguito della crisi economica globale. Per questo parecchi ritengono che l’accusa faccia parte di una complessa strategia per far pressione sulla ditta australiana. La Cina è il maggior acquirente mondiale di ferro e la Rio Tinto ne è il secondo produttore.

Nei giorni scorsi un editoriale della rivista della Amministrazione nazionale cinese per la protezione dei segreti di Stato ha accusato la ditta di avere praticato per 6 anni spionaggio industriale, procurandosi informazioni riservate e pagando bustarelle ai funzionari cinesi per convincerli a comprare il minerale a prezzo maggiore del giusto, causando alla Cina danni per 700 miliardi di yuan (circa 70 miliardi di euro). Esperti hanno commentato che le accuse sono riportate senza prove e qualcuno ha anche osservato che la cifra appare del tutto irragionevole, se si considera che dal 2004 a oggi la Cina ha importato in totale circa 2 miliardi di tonnellate di minerale ferroso per un prezzo di circa 40 miliardi di euro, secondo i dati ufficiali della dogana. Per cui il preteso danno sarebbe addirittura superiore all'intero giro d'affari tra le due parti. Comunque questa nuova accusa non ha avuto conferme ufficiali.