I vescovi vietnamiti chiedono al governo dialogo e una legge giusta per la terra
di J.B. An Dang
L’attuale legislazione sui terreni è la principale cause delle tensioni sociali nel Paese, perché dà tutti i poteri allo Stato. Ciò provoca abusi di potere e rischi di corruzione. I presuli ripetono quanto detto loro da Benedetto XVI, che la Chiesa non vuole sostituirsi al governo, ma ricerca unicamente - in spirito di dialogo e di cooperazione rispettosa - di prendere in giusta parte alla vita della nazione, a servizio di tutto il popolo.
Hanoi (AsiaNews) – I vescovi vietnamiti ricordano al governo l’impegno dei cattolici per il bene del Paese, chiedono di accettare il dialogo e di ripensare alla attuale legislazione sulla terra, che ne affida l’intera gestione allo Stato. Con la possibilità di abusi di potere e rischi di corruzione.
 
In un articolo pubblicato su VietCatholic News, i presuli scrivono che “la pubblica opinione è stata fortemente preoccupata di come è stato posto termine a recenti dispute riguardanti proprietà della Chiesa, con l’imposizione di misure legali e da sfrenati persecuzioni e arresti di cattolici”.
 
La causa principale delle attuali tensioni, essi notano, è nella attuale legislazione sui terreni. “La legge del Vietnam sui terreni – scrivono – va rivista per riconoscere il diritto di proprietà privata, secondo quanto afferma la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, per la quale ‘Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà privata sua personale o in comune con gli altri’ e ‘Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà’ (art. 17) . Noi siamo perciò convinti che invece di risolvere le questioni affrontando ogni caso su base individuale, le autorità debbono cercare una soluzione più completa, riconoscendo alle persone il diritto di possedere terreni e proprietà. Le persone, da parte loro, devono essere responsabili di fronte alla società. Questo richiesta è resa più urgente dal processo di globalizzazione, al ritmo del quale il Vietnam si sta maggiormente accordando. Questa potrebbe essere la premessa per risolvere le la lamentele e le denunce della gente sui terreni e le proprietà e, allo stesso tempo, contribuire alla crescita economica e allo sviluppo del Paese”.
 
I vescovi ricordano che, secondo la legge vigente, “tutta la terra appartiene al popolo e lo Stato è l’agente della proprietà. In tale stato di rappresentante della proprietà, lo Stato ha il diritto assoluto di decidere la sorte della terra. Per esempio, secondo il paragrafo 5 delle Leggi territoriali, lo Stato ha i seguenti diritti: decidere l’uso della terra, trasferirla, darla in uso e revocarlo, modificarne la finalità, stabilirne il valore, decidere sulle limitazioni al suo trasferimento, e o stabilire il tempo del suo utilizzo”.
 
Questo “enorme potere non limitato da alcuna direttiva, né da un reale organo di controllo, permette inevitabilmente il fiorire di abusi da parte di coloro che decidono sulle questioni territoriali. Il problema è l’abuso di potere per interesse personale, specialmente quando il terreno diventa un valore economico, come ora”. E “la realtà ha dimostrato che la terra è divenuta ‘patrimonio’, ‘capitale’ e ‘merce’ nel mercato attuale. Questa è la premessa o la causa del desidero di impadronirsi o trarre profitto dalla terra. La terra è indubbiamente divenuta la maggior fonte di profitto e anche il maggior terreno di coltura che permette alla corruzione di mettere radici e quindi l’obiettivo di prevenire che ciò avvenga non può essere trascurato dai contenuti della Legge sulla terra”.
 
I vescovi notano poi che “nel processo per risolvere le dispute, i media hanno dimostrato di diffondere dubbi e falsità, invece di condurre a nazione verso la mutua comprensione e unificazione”. Essi affermano che “i media possono portare beneficio alle persone e alla società quando sono al servizio della verità e offrono una vera riflessione sulla realtà” e che invece ogni volta che i cattolici esprimono opinioni non in linea col governo, i media statali l’interpretano come un atteggiamento “di scontro”.
  
In proposito viene richiamato quanto Benedetto XVI ha detto ai vescovi vietnamiti in occasione della loro visita “ad limina” del 27 giugno scorso, quando ha affermato: “Voi sapete come me che una sana collaborazione tra la Chiesa e la comunità politica è possibile. A questo proposito, la Chiesa invita tutti i membri ad impegnarsi fedelmente per costruire una società giusta, solidale ed equa. Essa non intende sostituirsi al governo, ma ricerca unicamente - in spirito di dialogo e di cooperazione rispettosa - di prendere in giusta parte alla vita della nazione, a servizio di tutto il popolo”.