Il voto in Afghanistan: tra paura di avere la mano mozzata e diffuso analfabetismo
Nel Paese dilaniato dagli attentati, fonti di AsiaNews raccontano la situazione, a due giorni dal voto. Un Paese dove i servizi sociali stentano ad arrivare e dove la popolazione segue la campagna elettorale con poca speranza di veri cambiamenti.

Kabul (AsiaNews) – “Il vero problema delle elezioni è: quanti voteranno. I talebani non minacciano mai a vuoto. Con i quattro razzi di oggi contro il palazzo presidenziale e il quartier generale della polizia hanno dimostrato che arrivano dove vogliono. D'altronde non è difficile ottenere un permesso per passare attraverso tutti i check point”. A due giorni dalle elezioni presidenziali in Afghanistan, fonti di AsiaNews parlano dei problemi di questo voto, al di là del dibattito su chi vincerà.

La capitale è stata colpita duramente due volte in tre giorni, con il razzo del 15 agosto contro la Nato e quelli di oggi. Ma la nostra fonte spiega che non è difficile passare attraverso i posti di blocco anche con documenti contraffatti.

“La gente considera con preoccupazione la minaccia dei talebani, di tagliare dita, naso e orecchie a chi andrà a votare – spiega la fonte, che ha chiesto l’anonimato – e si chiede per cosa valga il rischio di farsi tagliare la mano”.  “Anche perché – prosegue – le elezioni sono seguite con un certo scetticismo da gran parte della popolazione, che si chiede cosa potrà cambiare, chiunque vinca. Proviamo a domandarci: quali benefici ha avuto la popolazione, dal 2002 ad oggi?”

In settori essenziali per la democrazia, quali sanità, servizi pubblici e istruzione, i miglioramenti sono stati modesti e sono limitati soprattutto a Kabul e alle grandi città. In provincia lo Stato ha fatto davvero poco, molto meno dei gruppi privati.

“Eppure sono arrivati tanti soldi: almeno secondo quanto dicono i giornali, che riportano continue donazioni di governi ed enti internazionali. Ma nessuno dice come sono stati usati, non lo dicono nemmeno i principali candidati-presidente, sebbene tra loro ci siano l’attuale presidente Karzai, l’ex ministro degli Esteri Abdullah e l’ex ministro delle Finanze Ashraf Ghani. Intanto, chi è ricco diventa sempre più ricco, la popolazione vede sorgere lussuose ville come funghi, alla periferia di Kabul e altrove”. La diffusa corruzione è un altro dei mali del Paese.

Le pareti della città sono tappezzate dai manifesti dei candidati, che cercano di far conoscere il loro volto e il nome alla popolazione. Invece quasi tutti i giornali dedicano ampio spazio soprattutto all’attuale presidente Karzai. Ma analisti ritengono che un altro fattore determinante sarà il diffuso analfabetismo, che stime attendibili indicano intorno al 90% della popolazione.

“Sarà facile che molta gente segua le indicazioni del capo tribù – dice la nostra fonte - o dei personaggi eminenti delle diverse etnie. Poi saranno importanti anche le alleanze: all’inizio c’erano 86-87 candidati, ognuno con un proprio seguito, anche se molti hanno poi rinunciato. E avrà rilievo anche la componente etnica”.

Tra i principali candidati, Abdullah è un tagiko, Ramazan Barshadost è un hazara, Karzai e Ashraf sono pashtun. Le stime dicono che Karzai non ce la farà al primo turno e si andrà al ballottaggio.

“L’importante è che non ci crei una situazione come quella delle elezioni presidenziali in Iran, due mesi fa”.