Prete cattolico di Hue in difesa di attivisti umiliati alla televisione di Stato
di J.B. An Dang
Hanno “confessato” i loro crimini contro il governo vietnamita e chiesto “clemenza”. Fanno tutti parte di Blocco 8406, un movimento illegale per la democrazia. Il sacerdote, che rischia anche lui la prigione, li difende: le confessioni sono estorte sotto violenze.

Hue (AsiaNews) – Un sacerdote cattolico della diocesi di Hue (Vietnam Centrale) denuncia gli spettacoli in tivu dove alcuni dissidenti sono stati costretti alla confessione dei loro “crimini” e hanno chiesto il perdono dello Stato. Anche il sacerdote rischia di essere imprigionato.

P. Peter Phan Van Loi, della diocesi di Hue ha detto ad AsiaNews: “Si sa che la polizia e i media dello Stato stanno colpendo questi attivisti democratici con asprezza, per preparare un’opinione pubblica contraria a loro.  Assumono la funzione che è della pubblica accusa e questo è illegale. Queste confessioni obbligate, poi, non vogliono dire nulla. Mostrano soltanto il volto buio e brutale di questo governo”.

Lo scorso 19 agosto sera, una trasmissione televisiva ha mostrato per 10 minuti cinque attivisti democratici arrestati di recente che “a testa china, hanno ammesso le loro colpe contro lo Stato vietnamita”. Il giorno dopo la notizia è rimbalzata con grande risalto sugli oltre 700 giornali e pubblicazioni statali. Il giornale del Partito comunista vietnamita, Nhan Dan, elencando i loro nomi, conclude che essi “si sono dichiarati colpevoli e hanno supplicato clemenza”.

I cinque attivisti che si sarebbero auto-accusati sono: Tran Huynh Duy Thuc, ex imprenditore della ditta Oic di Ho Chi Minh City; Le Cong Dinh, avvocato dfensore dei diritti umani; Le Thang Long, imprenditore della Innotech, con base vicino all’università di Hanoi; Nguyen Tien Trung, ex militare 26enne, residente di Than Binh (Ho Chi Minh City); Tran Anh Kim, 60 anni, ex colonnello dell’esercito vietnamita, di Thai Binh.

Tutti questi dissidenti sono stati arrestati negli ultimi mesi con l’accusa di “minaccia alla sicurezza nazionale”. In realtà essi hanno distribuito volantini, esposto striscioni, scritto poemi e articoli inneggianti alla democrazia pubblicandoli su internet. Tutti si riferiscono in un modo o nell’altro al gruppo illegale Blocco 8406, un movimento con 2 mila aderenti, che sostiene la libertà di espressione e il multipartitismo in Vietnam.

Questi attivisti sono molto noti e ammirati fra la popolazione per il loro coraggio. Per questo, le confessioni fatte in pubblico hanno stupito molta gente. Ma p. Phan Van Loi precisa: “Non possiamo accusarli di essere codardi solo per averli visti in una trasmissione televisiva. Queste confessioni sono sempre ottenute sotto pressioni e violenze”.

Human Rights Watch (Hrw) ha chiesto al governo vietnamita di rilasciare tutti gli attivisti democratici arrestati in questi mesi, garantendo loro la libertà di espressione. Secondo Hrw, anche p. Phan Van Loi rischia di essere arrestato.