Rischio rivolta nei campi profughi al confine tra Bhutan e Nepal
La grave situazione degli oltre 120mila esiliati bhutanesi in Nepal ha portato alla nascita di gruppi maoisti all’interno dei campi profughi. Fonti indiane paventano la possibilità di un insurrezione armata nei prossimi mesi. Intanto il governo bhutanese promette per la fine dell’anno migliori condizioni per la minoranza nepalese.

Thimphu (AsiaNews/Agenzie) – Nel piccolo regno alle pendici dell’Himalaya, c'è il rischio di una insurrezione armata da parte di gruppi maoisti nati nei campi profughi al confine con il Nepal, dove da anni oltre 120mila cittadini di origine nepalese vivono in esilio.

Secondo fonti dell’intelligence indiana, la recente alleanza del Partito comunista bhutanese (Communist Party Of Bhutan) con alcuni gruppi separatisti indiani operanti sul confine, rischia di trasformare le tensioni di questi anni in un vero e proprio conflitto armato. Le fonti dicono che “attraverso questa alleanza, i militanti bhutanesi possono comprendere come realizzare bombe più potenti, acquisire maggiore esperienza nel maneggiare le armi e combattere in modo più efficace”.

Bill Frelick, responsabile dei rifugiati politici per l’organizzazione Human Rights Watch, dichiara che i militanti sono poco più di un migliaio e sarebbero lontani dal lanciare un effettiva rivoluzione. Altri analisti vedono però nell’alleanza con i gruppi armati indiani e il continuo reclutamento di volontari all’interno dei campi un segnale per un'effettiva rivolta armata.     

Tra il ‘77 e l’85 la minoranza nepalese in Bhutan, all’epoca circa un terzo della popolazione, ha subito una vera e propria deportazione oltre confine, voluta dall’allora re Jigme Singye Wangchuck. La campagna, che mirava a costruire uno Stato basato sulla cultura buddista e privo di influenze esterne, si è conclusa negli anni ‘90 con la deportazione di oltre 105mila civili di origine nepalese. Nel 2008 la salita al trono del 28enne re Jigme Khesar ha portato nuove speranze di apertura nel Paese e una possibile via di uscita per la popolazione rifugiata in Nepal.

Sino ad ora il governo del Bhutan si è impegnato con la comunità internazionale a promuovere un svolta democratica. Per la fine dell'anno si prevede la riapertura di 15 scuole e la costruzione di centri di assistenza medica nell’aree di confine ancora abitate dalla minoranza nepalese.