Mons. Louis Sako: I musulmani ci chiedono di favorire la riconciliazione nazionale
Imam sciiti e sunniti hanno apprezzato l’invito dell'arcivescovo di Kirkuk in occasione del Ramadan, definendolo un “gesto di rispetto”. Essi chiedono ai cristiani, per storia e tradizione, di farsi “promotori del dialogo” fra le diverse anime del Paese e lanciano un “appello per la liberazione del medico rapito”. A Mosul sequestrato un commerciante cristiano di 65 anni.
Kirkuk (AsiaNews) – I cristiani irakeni devono farsi promotori di un “comitato per il dialogo e la riconciliazione” nazionale fra tutte le anime del Paese. È quanto chiesto dai leader musulmani, durante la cena all’arcivescovado di Kirkuk, organizzata il 29 agosto scorso da mons. Louis Sako in occasione del Ramadan. Le personalità sciite e sunnite hanno apprezzato l’invito del prelato, definendolo un “gesto di rispetto” per il mese sacro e hanno lanciato un “appello per la liberazione del medico cristiano rapito il 18 agosto scorso”.   
 
Mons. Louis Sako ha riunito 50 leader musulmani in arcivescovado per festeggiare il Ramadan. “I musulmani hanno apprezzato l’invito – racconta il prelato – considerandolo un gesto di ‘rispetto’ per il mese sacro. Di 50 partecipanti attesi, ne sono arrivati 100, ed è stata una piacevole rottura del protocollo”. Il rapporto fra cristiani e musulmani è cambiato nel tempo. “Ora non si parla male dei cristiani nelle moschee – continua mons. Sako – e non si dice più ‘noi e gli altri’. Il tempo della separazione e delle divisioni settarie è passato”, perché ora i motivi di scontro sono “politici ed economici, non confessionali”.
 
Nel corso della cena si è discusso della violenza che affligge il Paese e i leader musulmani “hanno lanciato un appello per la liberazione del medico cristiano Samir Gorgia”, da settimane nelle mani dei sequestratori. “Musulmani e cristiani – afferma – condannano questo sequestro e tutte le azioni che non fanno il bene del Paese”. Alla base dei sequestri vi sono motivi economici, i cristiani vengono rapiti per ottenere un riscatto. Due giorni fa, a Mosul, i malviventi hanno prelevato un commerciante cristiano di 65 anni, di cui non si hanno al momento ulteriori notizie.
 
Il prelato ha omaggiato i presenti con un suo libro, in cui descrive la politica di “Dialogo fra cristiani e musulmani durante il periodo degli Abbasidi”, che governò il mondo islamico dalla sua sede di Baghdad fra l’ottavo e il tredicesimo secolo. Egli sottolinea che “tutto questo patrimonio va speso per dialogare oggi, come avveniva in passato”. I musulmani sciiti e sunniti riconoscono il ruolo di “mediatore svolto dalla Chiesa” nella storia, e l’impegno a favore “della pace e della riconciliazione”. Per questo i musulmani – uniti – chiedono ai cristiani di farsi promotori di un “comitato per il dialogo a livello nazionale”.
 
Abbas Fadhil, imam sciita di Kirkuk, in un intervento alla televisione irakena ha manifestato il suo “ringraziamento per questo gesto di amicizia”. “Questa iniziativa della cattedrale cattolica – afferma il leader musulmano – è distinta e molto apprezzata da parte nostra, perché viene in un tempo sensibile e critico”. Egli aggiunge che “dobbiamo rinnovare il nostro messaggio per svegliare la coscienza degli iracheni” e rafforzare la “coesistenza armonica tra tutte le componenti della popolazione irachena”, per proteggere l’unità nazionale.
 
Ali Alkhalidi, imam sunnita, sottolinea come la cena rappresenti “un pasto di carità, è il pasto di Gesù figlio di Maria”. Il leader musulmano riconosce l’importanza del “dialogo” e rinnova l’invito a “costruire la nostra città, Kirkuk, e tutto il Paese su basi solide, rispettando i diritti degli uni e degli altri”. “Ringrazio molto per questo gesto pionieristico dei nostri fratelli – conclude l’imam – che sono all’origine di questo Paese. Basta violenza, vogliamo vivere in pace come fratelli”.(DS)
 
Foto: Ankawa.com