Suore in aiuto ad anziani profughi tamil, distrutti dalla guerra
di Melani Manel Perera
A Vankalai, nel distretto di Mannar, opera un centro di accoglienza che ospita 26 anziani. È una delle tre Elders Home sostenute dalla diocesi della città nel nord del Paese. Sr. Kanagasabai, responsabile del centro: “Si trovano nell’amara condizione di ricevere cure e attenzione mentre i loro figli e parenti soffrono nei campi”.
Mannar (AsiaNews) - “So solo questo: uno dei miei figli è morto durante questa terribile guerra che non voglio ricordare. Gli altri due sono nei campi profughi di Vavuniya e sono molto preoccupata per loro”. Weerama è una donna tamil di 77 anni, ospite del Holy Family Elders Home di Vankalai  dove vive insieme ad altri 26 anziani accuditi dalle suore della Sacra Famiglia.
 
Il centro è situato a pochi chilometri da Mannar, capoluogo del distretto della Northern Province, in una delle zone teatro degli scontri più cruenti tra l’esercito e le Tigri tamil. Durante la guerra ha subito la sorte dei villaggi vicini: attacchi, danni, evacuazioni. Nelle ultime fasi del conflitto i suoi ospiti, come quelli di altri centri per anziani della zona, hanno dovuto trasferirsi nei campi allestiti dal governo per le Internally displaced persons (IDPs) o negli ospedali.
 
Suor Austin Kanagasabai, responsabile del centro ricostituito da pochi mesi, racconta ad AsiaNews: “Questi anziani sono arrivati da noi il 19 giugno. Erano debolissimi. Abbiamo dato loro cibo e medicine. I loro occhi dicevano che avevano perso tutto, anche la pace interiore. Era doloroso sostenere i loro pianti e le loro sofferenze. Alcuni ne parlano, ma spesso non ne fanno il minimo cenno. Con lo sguardo affranto e perso nel vuoto restano immersi nei loro pensieri”.
 
Il dolore più grande, che attanaglia il cuore degli ospiti del centro di Vankalai, è legato alla sorte dei loro figli e parenti: scomparsi nelle ultime fasi del conflitto o ancora rinchiusi nei campi profughi.
 
Sr. Kanagasabai racconta che dopo l’annuncio della fine della guerra l’opera delle suore è ricominciata a pieno ritmo. “Il nostro vescovo, mons. Rayappu Joseph [presule di Mannar, ndr], ha diviso gli anziani in tre case a Vanakalai, Pesalai e Pattithottam. Noi abbiamo accolto 31 ospiti, 8 uomini e 18 donne. Tre di loro sono morti e due sono andati a vivere con i loro figli che sono riusciti a rintracciare nei campi”.
 
Gli anziani della Elder home oggi vivono in buone condizioni, impensabili solo a pochi mesi fa, quando erano nei centri degli IDPs. Afferma la signora Weerama: “Mangiamo tre volte al giorno e siamo contenti per quanto le sorelle fanno per noi… ma i nostri figli nei campi soffrono la fame. Abbiamo saputo che durante il periodo delle piogge non hanno avuto da mangiare per tre giorni di fila. Non riesco a esprimere il dolore che mi prende quando penso a queste cose perché anche io ho vissuto l’esperienze dei campi e so cosa significa”.
 
V. Nagendram, 76 enne tamil padre di sei figli, dice che non sa nulla di loro né di sua moglie. Sinnathambirasa, 80enne, ignora “la triste condizioni in cui si può trovare ora la mia famiglia” e afferma: “Non so cosa il Signore ha in serbo per me, ma spero di poter rivedere i miei figli prima di morire”.
 
La Holy Family Elders Home è divisa in due strutture, una per le donne l’altra per gli uomini. Questi ultimi hanno costruito con le loro mani le pareti della loro stanza intrecciando i rami delle piante di cocco. Ma sr. Kanagasabai spiega che ad una delle stanze “manca ancora un muro per cui gli ospiti soffrono le infiltrazione della pioggia ed il freddo”. Nonostante questo “gli anziani sono contenti di essere qui e non nei campi profughi”, ma “abbiamo bisogno di più cose - aggiunge la religiosa - per aiutare i nostri ospiti. Per esempio non abbiamo un ambulanza che è indispensabile per le emergenze, ma anche una radio o una televisione perché possano essere informati e svagarsi. Riusciamo a fargli avere dei giornali, ma questo è tutto per ora”.
 
Per i pasti le suore si affidano al vescovo di Mannar e all’ufficio della Caritas diocesana a Valvuthayam che suppliscono con le loro donazioni alle derrate inviate dal governo. “Per questi 26 anziani ogni mese le autorità ci passano 113 chili di riso e altrettanti di farina, 15 chili di dahal e 13 chili di zucchero, ma niente olio o latte e altri alimenti necessari”.
 
Gli anziani ospiti curano la casa, la tengono pulita e aiutano in cucina: sono lavori che li aiutano a mantenersi attivi e in un buono stato psico-fisico. “Ma si vede che la maggior parte di loro - dice sr. Kanagasabai - è tormentata da una tristezza che non riescono ad esprimere. Si trovano nell’amara condizione di ricevere cure e attenzione mentre i loro figli e parenti soffrono nei campi”.