Rinuncia di re Sihanouk: polemiche tra i politici, indifferenza della gente
Un missionario: "Il sovrano ha perso da tempo l'affetto del popolo"

Phnom Penh (AsiaNews) – "Confidiamo che entro due giorni il re ci ripensi e riprenda possesso del trono". Lo ha riferito questa mattina il principe, Norodom Ranariddh, che domani andrà a Pechino per incontrare il padre e convincerlo a ritirare la sua rinuncia al regno. Mercoledì 6 ottobre re Sianouk aveva comunicato la sua decisione di voler abdicare "per motivi di salute".

Ranariddh, che è anche presidente dell'Assemblea nazionale, ha accusato il leader dell'opposizione Sam Rainsy di aver innescato la crisi: nei giorni scorsi Rainsy ha avvertito re Sihanouk di possibili manifestazioni di piazza in concomitanza con il suo rientro in patria. Il leader dell'opposizione ha respinto le accuse e ha affermato di "aver disinnescato un potenziale conflitto sociale". Rainsy ha invece sottolineato l'assenza del primo ministro Hun Sen, in questi giorni in Vietnam. A suo giudizio "il premier ha programmato il viaggio ad Hanoi per non essere immischiato nelle polemiche".

La rinuncia al trono di Sianouk ha scosso la politica cambogiana, ma la popolazione non sembra interessata alla questione: "Senza il re si sta meglio" confessa Oeung Lam, insegnante 55enne della provincia di Siem Reap. "In questi anni non ha fatto nulla per il suo popolo, che vive nella povertà estrema".

La Cambogia attraversa un periodo di grave crisi politica e sociale: povertà, secolarizzazione e perdita dei valori - in particolare fra i giovani - sono i sintomi più evidenti.

"La gente ha problemi più gravi e pressanti della rinuncia del re e non manifesta particolare interesse o attaccamento alla monarchia" dice ad AsiaNews padre Mario Ghezzi, missionario del PIME e parroco di Beng Tom Pun  (periferia di Phnom Penh), da 4 anni in Cambogia. "Direi che il disinteresse verso il re è generale: che ci sia o che resti in esilio non cambia molto per la popolazione. Ieri, al rientro da scuola, i ragazzi non sapevano nulla perché non ne avevano parlato, prova ulteriore della lontananza fra il re e il popolo".

Eppure in passato il re aveva un prestigio che andava oltre il potere politico: era una guida spirituale per la nazione.

È evidente che la società cambogiana, segnata in profondità dal buddismo, si sta secolarizzando. Assistiamo ad una rottura netta con la tradizione, con i valori e con i riti che sono stati alla base della cultura cambogiana. Questo colpisce in particolare i giovani delle città. Sono venute a mancare guide spirituali e monaci buddisti di valore: questo ha favorito l'allontanamento dei giovani dalla religione.

Come procede il cammino verso la democrazia nel paese?

La Cambogia non ha ancora intrapreso un vero cammino verso la democrazia. In realtà il popolo non ha ancora assimilato il concetto di democrazia. Il primo ministro Hun Sen, a dispetto delle apparenze, esercita una sorta di potere dittatoriale. Le leggi non vengono applicate e la corruzione ancora oggi dilaga a tutti i livelli.

La Cambiogia è una monarchia costituzionale, ma chi esercita davvero il potere nel paese?

L'uomo forte è il primo ministro Hun Sen, che usa la violenza e la forza per mantenere il controllo. Il re ha più volte criticato la situazione in cui versa il paese, le sue denuncie sono un attacco indiretto al primo ministro… Ma non hanno mai portato alcun cambiamento. (DS)