Condanna a morte per un cinese Han, all'origine degli scontri nello Xinjiang
Il tribunale di Shaoguan ha stabilito anche il carcere a vita e pene da cinque a otto anni per i responsabili degli scontri in una fabbrica della città nel sud della Cina. Il caso aveva scatenato in luglio le proteste dei musulmani uiguri nello Xinjiang culminate con scontri tra manifestanti e polizia, 200 morti, 800 feriti e centinaia di arresti.

Urumqi (AsiaNews/Agenzie) - Un uomo di etnia Han è stato condannato a morte ed un altro al carcere a vita per l’uccisione di due operai uiguri, avvenuta in giugno a Shaoguan, provincia del Guandong.

Il tribunale della città ha condannato anche altre nove persone di etnia Han e pene da cinque a otto anni di carcere, tutte coinvolte nell’assassinio dei due immigrati che lavoravano in una ditta del sud.

I lavoratori Han avevano accusato i due uiguri, immigrati dallo Xinjiang, di violenza contro due donne anch’esse impiegate nella fabbrica. Il gruppo degli Han aveva poi picchiato con bastoni e spranghe i due operai musulmani, uccidendoli, e scatenando scontri tra i lavoratori delle due etnie.

In seguito ai fatti di Shaoguan migliaia di uiguri sono scesi in piazza a Urumqi, capitale dello Xinjiang, per manifestare contro l’assassinio e contro l’emarginazione da essi subita. Nello Xinjiang la popolazione Han ha in mano l’economia e l’amministrazione locale. Nella notte del 6 luglio esercito e polizia cinese avevano affrontato i dimostranti musulmani causando almeno 200 morti, 800 feriti ed arrestando centinaia di manifestanti. La violenta risposta della polizia cinese ha scatenato una forte critica internazionale contro Pechino.