Sei condanne a morte per i disordini nello Xinjiang
I condannati ritenuti responsabili di omicidio e altri reati durante le proteste del luglio scorso. Le autorità mostrano di voler chiudere gli accertamenti penali subito e con condanne esemplari: in meno di un mese si è giunti dall’accusa formale alla condanna a morte.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Oggi nello Xinjiang altri 6 uomini sono stati condannati a morte e un altro all’ergastolo per omicidio e altri crimini commessi nelle proteste di piazza dello scorso luglio a Urumqi, capitale della regione, che hanno causato almeno 197 morti e 1600 feriti secondo dati ufficiali.

La Corte intermedia del popolo di Urumqi ha condannato a morte Abdukerim Abduwayit, Gheni Yusup, Abdulla Mettohti, Adil Rozi, Nureli Wuxiu’er e Alim Metyusup. Tayirejan Abulimit ha ricevuto “solo” l’ergastolo perché ha ammesso le accuse di omicidio e rapina e ha aiutato la polizia a catturare Alim Metyusup. L’agenzia Xinhua che riporta la notizia non specifica l’etnia dei condannati, che però appare essere uiguri.

Le proteste, esplose quale reazione all’assassinio di due uiguri da parte di cinesi han, sono sfociate in una vera guerriglia urbana tra le due etnie. Da allora la città è presidiata da esercito e polizia. Oggi per la sentenza la zona intorno al tribunale è stata interdetta a qualsiasi attività. La televisione di Stato ha mostrato strade deserte presidiate in modo massiccio dalle forze dell’ordine.

Dopo i disordini la polizia ha arrestato migliaia di persone. I gruppi uiguri in esilio denunciano che per molte si ignora tuttora il destino. A settembre le autorità hanno annunciato l’accusa contro 21 persone per omicidio, incendio, rapina e danneggiamento.

Due giorni fa c’è stata una condanna a morte, una all’ergastolo e altre a vari anni di carcere, contro gli etnici han ritenuti responsabili dell’omicidio dei due uiguri che ha innescato le proteste di luglio (nella foto: il processo di due giorni fa).