Card. Gracias: la Chiesa vuole servire l'India; la libertà di conversione è un diritto
di Nirmala Carvalho
Nel discorso conclusivo del Congresso missionario della Chiesa indiana, l’arcivescovo di Mumbai ha invitato i cattolici a rinnovare la loro fede. Al rifiuto radicale delle conversioni forzate affianca la difesa ferma della libertà di religione: “Nessun governo può entrare nella mia anima e bloccare la mia coscienza dicendole ‘non puoi cambiare religione’”.
Mumbai (AsiaNews) - “Noi vogliamo solo servire, fare solo ciò che Gesù ci ha detto, vivere secondo le Sue Beatitudini, amare e servire tutti e rendere il mondo un posto migliore”.
 
Le parole con cui il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, ha concluso i lavori del primo Congresso missionario della Chiesa indiana sono un mandato per gli oltre 18milioni di cattolici del Paese ed un rinnovato messaggio di fraternità “ai fratelli e alle sorelle delle altre religioni”. Ma sono anche la rivendicazione di una libertà religiosa che implica pure il convertirsi, in un mondo come quello indiano dove il nazionalismo indù giudica come "proselitismo" ongi cambiamento di religione.
 
Dopo quattro giorni di lavori, culminati con le celebrazioni della Giornata missionaria mondiale il 18 ottobre, il Prabhu Yesu Mahotsav ha chiuso i battenti (foto). “Non è stato solo di uno dei tanti seminari, un corso di formazione o una conferenza”, ha detto il cardinale di Mumbai agli oltre 1500 partecipanti, ma un evento che “ci fa tornare a casa con l’urgenza di testimoniare e essere cambiati da Gesù”.
 
I delegati delle 160 diocesi indiane hanno partecipato a momenti comuni di preghiera e riflessione, animato lavori di gruppo per regioni o ambiti di attività “spendendo quattro giorni alla presenza del Signore - ha detto il card. Gracias - e ascoltato la storia della presenza di Gesù nella Chiesa in India”.
 
“La Chiesa non è un partito politico - ha ricordato - [essa] non cerca potere e prestigio, né di aumentare il numero dei fedeli per esercitare maggiore influenza”. Il titolo del Congresso “Lasciate brillare la vostra luce” è l’invito a diventare “sempre di più come Cristo, “ad “essere messaggeri di Gesù diventando noi stessi il suo messaggio con la nostra vita”, ha ribadito il porporato.
 
Nei giorni di Mumbai il tema della conversione è spesso ricorso negli interventi e nelle testimonianze di laici e sacerdoti. Una conversione personale di ogni fedele, prima ancora che dei non-cristiani. Nell’ultimo giorno il card. Gracias però ha voluto anche parlare della “paura delle conversioni” che aleggia all’interno della società indiana, un tema che il Congresso non ha voluto affrontare in modo specifico.
 
Ai “governi degli Stati che vogliono introdurre leggi anti-conversione” l’arcivescovo di Mumbai ha ricordato che “le conversioni forzate”, di cui spesso sono accusati i cristiani, “sono senza senso” per la Chiesa . Non solo perché “i documenti del Concilio Vaticano parlano in modo chiaro contro di esse”, ma soprattutto perché “la conversione per il cristiano è innanzitutto una trasformazione del cuore”. Non a caso, ha sottile nato il porporato, “la Chiesa prevede un lungo periodo di catecumenato per verificare la sincerità di chi chiede il battesimo”.
 
La libertà di religione e conversione è “un diritto umano” ha insistito il card. Gracias, “un diritto sacro nella nostra Costituzione”. E ha aggiunto: “Nessuna autorità civile ha il diritto di entrare nel santuario che è la coscienza di ogni singola persona, ancor meno di decidere cosa una coscienza dovrebbe dire.  Nessun governo può entrare nella mia anima e bloccare la mia coscienza dicendo ‘non puoi cambiare la tua religione’”.
 
Il cardinale ha poi rivolto un pensiero commosso e paterno alla Chiesa dell’Orissa. Rivolgendosi a mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, ha affermato: “Siamo con voi, la Chiesa dell’India è con voi. Troviamo vera ispirazione nelle vicende del vostro martirio. Al governanti dell’Orissa e non solo diciamo: non dimenticate il vostro dovere costituzionale di proteggere le minoranze: cristiani, musulmane ed anche gli indù dove essi sono minoranza. È il vostro dovere ed il motivo per cui siete stati eletti” .