P. Sinnott è vivo; primo contatto con i rapitori
di Santosh Digal
Il portavoce della diocesi di Pagadian annuncia che il missionario è vivo, ma che le sue condizioni di salute starebbero peggiorando. Ancora sconosciuta l’identità dei rapitori.

Manila (AsiaNews) – “Padre Sinnott è vivo, ma le sue condizioni di salute stanno peggiorando”. È quanto afferma il portavoce del vescovo di Pagadian p. G. Hingone. Dopo 17 giorni di silenzio, questo è il primo contatto con i rapitori di p. Michael Sinnott, missionario colombano di 79 anni rapito lo scorso 10 ottobre a Pagadian (Mindanao) da un commando di sei uomini armati. La loro identità resta ancora sconosciuta. Secondo le autorità il missionario sarebbe detenuto nella provincia di Lanao del Sur.

“Da ieri ci sono stati una serie di piccoli progressi nel negoziato – afferma p. Hingone – e speriamo che nei prossimi tre giorni vi siano condizioni tali da consentire la liberazione del missionario”. Il sacerdote aggiunge che per ora non è stata fatta alcuna richiesta di riscatto. Egli riferisce anche dell’invio di un pacco di medicinali attraverso un emissario e che i rapitori hanno già confermato la consegna a p. Sinnott. Il missionario rapito ha problemi cardiaci. Lo scorso luglio gli sono stati applicati quattro by – pass. 

Nei giorni scorsi, le autorità di Pagadian hanno offerto una ricompensa di 4mila euro per chi fornisce informazioni sull’identità dei sequestratori e sul luogo di detenzione del missionario.  

Continuano invece le ricerche di polizia ed esercito che accusano i ribelli del Milf  (Moro Islamic Liberation Front) di essere gli autori del rapimento. Il Milf rifiuta le accuse e annuncia attraverso il suo portavoce Eid Kabalu di collaborare con le autorità per la liberazione di p. Sinnott.

Intanto il 24 ottobre scorso cristiani, musulmani e indigeni di Pagadian hanno organizzato una marcia per la pace richiedendo ai sequestratori l’immediato rilascio del missionario.