Iraq, guardie private russe al posto degli eserciti stranieri
Ex militari russi garantiscono gli interessi degli investimenti ex sovietici a Baghdad. Si vantano di essere “molto diplomatici”, a differenza degli americani. Ma portano altre armi nel Paese.

Mosca (AsiaNews) – Mentre gli eserciti stranieri impegnati in Iraq diminuiscono gradualmente la loro presenza per lasciare il posto alla polizia e all’esercito iracheni, nel Paese si fanno strada nuove società di contractor preposte alla sicurezza. Fiere di “non essere come gli americani della Blackwater” - la compagnia  militare privata Usa bandita dall’Iraq per un eccessivo uso della forza - i nuovi esperti della sicurezza in Iraq ora vengono dall’ex Unione sovietica.   

Secondo quanto riporta il canale Russia Today, un gruppo speciale di ex commando russi alle dipendenze della Oryol - una delle principali compagnie di sicurezza della Federazione - sta svolgendo un addestramento intensivo in vista del suo dispiegamento nel martoriato Paese mediorientale.

“La Oryol (“aquila”) – spiega l’emittente russa, legata al Cremlino – è composta da ex ufficiali militari altamente addestrati che si stanno preparando per garantire la sicurezza del personale tecnico, diplomatico e commerciale russo presente in Iraq”. Tra loro anche ex agenti dei servizi segreti russi. “Nonostante il forte background militare dei nostri uomini – garantisce il capo del Centro addestramento Oryol, Sergey Epishkin – una delle strategie da noi più adottate è una forma particolare di diplomazia, che ci permette di avere buoni rapporti con le forze occidentali, quelle irachene e la popolazione”.

Ma in un Paese come l’Iraq, dove gli oltre 150 morti dell’attentato di domenica a Baghdad ricordano che la situazione rimane incandescente, la diplomazia da sola non sembra sufficiente. Così la Oryol ha chiesto al Cremlino un adeguato sostegno legislativo per le sue operazioni all’estero, ovvero una regolamentazione che conceda ai suoi contractor più libertà di azione. Infatti, a differenza dei famigerati colleghi della Blackwater, dal punto di vista legale, gli uomini della Oryol non sono considerati una “forza di sicurezza privata”, ma semplici consulenti.

“Non abbiamo uno status, né diritti - spiega uno degli istruttori del Centro, Oleg Pyrsin - e se qualcuno ci chiede perché siamo armati, possiamo rispondere solo che si tratta di autodifesa”.

La necessità, quindi, sarebbe quella di fornire un quadro giuridico che consenta di ammorbidire le restrizioni imposte ai contractor sull’uso delle armi all’estero, spiegano dalla Oryol. La Duma potrebbe esaminare prossimamente la richiesta, aprendo così la strada anche ad altre compagnie di sicurezza.

Attivisti per i diritti umani, però, mettono in guardia dalla possibilità che si arrivi alla concessione di una sommaria “licenza di uccidere” non solo terroristi, ma anche civili inermi. Come era successo proprio con la Blackwater. L’anno scorso il governo iracheno ha dichiaro “non gradita” del Paese la compagnia statunitense non rinnovandole la licenza per il 2009, in seguito all’uccisione di 17 civili nel 2007 a Baghdad per mano di suoi contractor.