Jakarta: rilasciati i due membri della Commissione anticorruzione
di Mathias Hariyadi
Bibit Samad Rianto e Chandra M. Hamzah erano stati arrestati con l’accusa di concussione. Attivisti e politici denunciano un complotto per indebolire i poteri della Kpk. Studenti e attivisti di ong hanno organizzato manifestazioni di protesta. Yudhoyono crea un organismo indipendente per fare luce sulla vicenda.
Jakarta (AsiaNews) – La polizia indonesiana ha rilasciato Bibit Samad Rianto e Chandra M. Hamzah, esponenti di primo piano della Commissione nazionale anticorruzione (Kpk), arrestati la scorsa settimana con l’accusa di concussione. In tutto il Paese si sono scatenate proteste per il loro fermo. Un provvedimento – secondo i critici – che ha il solo scopo di indebolire l’organismo preposto alla lotta alla corruzione. A sostegno della teoria del complotto, vi sarebbe infatti un filmato che conferma la trama ordita alle spalle dei due funzionari.
 
Ieri a Mataram, nel West Nusa Tenggara, una trentina fra attivisti di ong, studenti delle superiori e universitari hanno espresso sostegno ai membri della Commissione anticorruzione, chiesto il loro rilascio e invitato il presidente Susilo Bambang Yudhoyono a salvare la Kpk. Dal fronte parlamentare, la Commissione giustizia e diritti umani ha avviato una indagine interna sulla vicenda, per chiarire se dietro l’arresto di Rianto e Hamzah (in carcere per sei giorni) vi sia il tentativo dell’ufficio del Procuratore generale e delle forze di polizia di minare l’autorità della Commissione anticorruzione.
 
A incastrare i due esponenti della Kpk la testimonianza di Anstari Azhar, ex capo della Commissione stessa: egli accusa Rianto e Hamzah di aver ricevuto “bustarelle” da Anggoro Widjojo, uomo d’affari di primo piano del Paese, che è poi fuggito a Singapore. Da una registrazione emerge però una conversazione fra l’uomo d’affari e personale – pare – della polizia e dell’ufficio del Procuratore generale, volta a ordire la trama contro i membri della Commissione anticorruzione.
 
L’arresto aveva scatenato un’ondata di polemiche, con esponenti della società civile, politici e attivisti che proclamano la loro innocenza. Fra questi vi è anche l’ex presidente indonesiano Abdurrahman “Gus Dur” Wahid. I dimostranti sostengono che l’impianto accusatorio è stato montato ad arte per ridurre i poteri e il prestigio della Commissione anticorruzione.
 
Di recente il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha affermato che la corruzione è uno dei problemi principali del Paese e un ostacolo verso una piena crescita economica. Per cercare di fare luce sulla vicenda, Yudhoyono ha formato un organismo indipendente; fra due settimane saranno gli stessi membri dell’organismo a riferire personalmente al presidente.
 
Intanto Hendarso Danuri, capo della polizia, ha convocato i vertici della stampa nazionale per un vertice a porte chiuse; l’incontro mira a “placare” lo sdegno sollevato dal caso nell’opinione pubblica del Paese.